Donald Trump autorizza le operazioni segrete della Cia in Venezuela. Le conseguenze della mossa di Trump.
Donald Trump ha autorizzato la CIA a condurre operazioni sotto copertura in Venezuela, inclusi potenziali interventi letali contro il governo di Nicolás Maduro. A rivelarlo è il New York Times, che cita fonti anonime dell’intelligence americana. Secondo il quotidiano, si tratterebbe di una “autorizzazione segreta” che consente all’agenzia di intelligence statunitense di agire con maggiore libertà all’interno del territorio venezuelano.
La notizia arriva a poche ore da un altro annuncio: Trump aveva rivendicato un attacco contro una nave carica di droga al largo delle coste venezuelane, lasciando intendere che Washington è pronta ad alzare il livello dello scontro con Caracas.
Scontro Usa Venezuela: trump ordina attacco a nave sospetta
Ma dietro questa escalation non c’è solo il Venezuela. C’è molto di più.
Una regione instabile: il cortile di casa non è più sotto controllo
L’America Latina sta attraversando una fase di profondo riequilibrio ideologico. Governi progressisti, spesso espressione di movimenti rivoluzionari o antisistemici, stanno conquistando posizioni di potere in Paesi chiave: Bolivia, Colombia, Brasile, Cile, Perù. Solo l’Argentina rappresenta oggi una roccaforte conservatrice, ma vive in una condizione di fragilità e isolamento geopolitico.
Per Donald Trump – che durante il suo mandato ha puntato a costruirsi un’immagine di leader globale forte e decisionista – lasciare che l’intero continente sudamericano finisca sotto governi di sinistra è una prospettiva intollerabile. Soprattutto in vista di un possibile ritorno alla Casa Bianca. Il Venezuela di Maduro rappresenta dunque l’anello più esposto di una catena da spezzare.
La strategia della tensione: alzare il conflitto per poi negoziare
Non è la prima volta che Trump (e gli Stati Uniti in generale) usano una strategia della tensione per poi presentarsi come arbitro del conflitto. È accaduto in Medio Oriente con l’Iran, in Asia con la Corea del Nord, e ora si replica in America Latina. Il modello è chiaro: creare il caos per poi offrire l’ordine, ovviamente alle condizioni di Washington.
Ma questa volta la mossa è rischiosa. Le ripercussioni geopolitiche potrebbero essere estese e imprevedibili.
Effetto domino: perché l’America Latina può diventare un fronte globale
La crisi tra Stati Uniti e Venezuela non è una questione locale. Al contrario, può diventare un nuovo punto caldo nello scontro multipolare tra le grandi potenze. Ecco perché:
1. La Russia può trarne vantaggio
Mosca ha da tempo relazioni solide con Caracas, sia economiche che militari. In un momento in cui è impegnata su più fronti – Ucraina, Caucaso, rapporti con la NATO – un’escalation in Venezuela costringerebbe Washington a deviare risorse e attenzione, offrendo a Putin maggiore libertà d’azione in Europa orientale o in altri scacchieri sensibili.
2. La Cina rafforza la sua influenza
Pechino ha investito miliardi in infrastrutture, miniere e tecnologia in tutta l’America Latina. Un intervento diretto o indiretto degli Stati Uniti in Venezuela potrebbe spingere la Cina a proteggere i propri interessi nell’area e a rafforzare la sua presenza strategica nel “cortile di casa” degli USA. Un processo già in atto, ma che potrebbe accelerare sensibilmente.
3. Il Medio Oriente osserva con attenzione
Mentre in Medio Oriente sono in corso delicati negoziati di pace e tentativi di stabilizzazione – dalla crisi israelo-palestinese alle aperture tra Arabia Saudita e Iran – un’azione aggressiva americana in Venezuela potrebbe indebolire il ruolo di mediazione globale degli Stati Uniti. Apparirebbero come un attore più interessato al confronto di potere che alla stabilità, perdendo forza diplomatica in una regione dove la fiducia è già fragile.
4. Una leadership americana più fragile anche sul fronte europeo
Più che un disimpegno diretto, il vero rischio per Washington è un indebolimento della propria leadership globale. Se gli Stati Uniti — e in particolare un’amministrazione Trump — dovessero avallare operazioni coperte in Venezuela, questo potrebbe danneggiare la loro credibilità agli occhi degli alleati europei, proprio mentre cercano di tenere unito il fronte occidentale contro la Russia.
Il messaggio che potrebbe passare è quello di un’America sempre più imprevedibile e focalizzata su interessi regionali, più che su una visione strategica condivisa. In questo contesto, anche il sostegno all’Ucraina — già oggetto di tensioni interne al Congresso americano — rischia di diventare variabile politica, piuttosto che impegno solido.
Il Venezuela è solo il primo pezzo
Le operazioni coperte della CIA in Venezuela – se confermate – non rappresentano solo un’azione tattica contro un governo sgradito. Sono il segnale di una nuova fase della geopolitica americana, in cui l’America Latina torna a essere campo di battaglia per le grandi potenze globali.
Un ritorno alla logica delle sfere d’influenza, in cui anche i Paesi apparentemente periferici diventano centrali nel confronto tra Stati Uniti, Russia, Cina e le potenze regionali.
Trump punta a dimostrare che può ristabilire l’ordine. Ma il prezzo potrebbe essere un nuovo disordine globale.


