Usa: il Partito Democratico si allontana da Barack Obama

Il Partito Democratico degli Stati Uniti si prepara al dopo Obama. Prende però le distanze dal suo presidente. Un gesto che sta a significare che lo spazio di manovra politica di Barack Obama è molto ridotto.

Obama al vertice del Pacifiico
Obama al vertice del Pacifiico

Lo scorso 12 giugno è stato un giorno infausto per il presidente degli Stati Uniti Barack Obama. I rappresentanti del suo partito all’interno del Congresso degli Stati Uniti hanno impedito che passasse una proposta di politica commerciale voluta dalla Casa Bianca. I democratici hanno respinto, insieme ai repubblicani, il progetto di concedere al Presidente i pieni poteri per negoziare un trattato ambizioso di libero commercio con i Paesi del Pacifico.

Si è trattato di una delle maggiori sconfitte di Barack Obama da quando è diventato presidente degli Stati Uniti nel 2009. Il no al Trattato sul libero commercio nel Pacifico è stato un’umiliazione per Obama perché si trattava di una priorità nell’ultima parte del suo secondo mandato.

Subito dopo l’umiliazione subita da Obama al Congresso ad opera del suo partito, Hillary Clinton, in corsa per la nomination alla Casa Bianca, ha lanciato a New York la sua campagna elettorale. Il Partito Democratico degli Stati Uniti apre insomma un’altra epoca.

Barack Obama ha rappresentato la figura più innovativa tra i democratici americani dopo John Kennedy. E’ stato il primo presidente afroamericano e l’uomo che nel 2008 ha galvanizzato la sinistra Usa dopo gli anni di Bush. Certo non è la prima volta che Obama vede frenare le sue proposte al Congresso. Però quella del Trattato sul libero commercio è la più grave. Perché non è arrivata dall’ostruzionismo repubblicano ma dal fuoco amico dei democratici. Sulla politica commerciale c’era cascato anche Bill Clinton. Sempre ad opera dei democratici. Sempre a un passo dalle elezioni. Si trattò allora dell’accordo(Nafta) di libero commercio con Messico e Canada.

Quella del boicottaggio del presidente al termine del mandato nonè una novità. Capitò anche a Bush jr che vide bloccata a causa dei repubblicani la sua legge chiave sull’immigrazione. Il no a Obama non vuole dire però il rifiuto verso Obama. E’ semplicemente un messaggio di poco spazio politico lasciato al presidente uscente. La sua manovra politica, insomma, ha poco margine. Una nota dolente però dolente e pericolosa nel momento in cui Obama sta cercando di chiudere i due colpi grossi della sua politica estera e che lo farebbero ricordare nella storia: la normalizzazione delle relazioni tra Stati Uniti e Cuba e l’accordo con l’Iran sull’energia nucleare. I democratici Usa in sostanza stanno voltando pagina. In un sistema partitico senza gerarchie come quello Usa, il presidente è di solito riconosciuto come il leader del partito. Obama ora lo è sempre meno.

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