Le funzioni saranno svolte dall’ambasciata. I palestinesi accusano Trump di volere la Grande Israele. Il Dipartimento di Stato: scelta dovuta a ragioni di efficienza.
Gli Usa chiudono il consolato generale di Tel Aviv in Israele, trasferendo le sue funzioni all’ambasciata americana a Gerusalemme. Il segretario di stato, Mike Pompeo, ha spiegato che la scelta è stata presa per ragioni di efficienza e per migliorare i servizi forniti dal consolato. Lo spostamento della sede consolare, ha precisato Pompeo, non significa un cambio di politica degli Stati Uniti su Gerusalemme, Cisgiordania e Striscia di Gaza.
Nonostante le rassicurazioni del capo del Dipartimento di Stato, i palestinesi hanno condannato la scelta americana. Saeb Erekat, alto rappresentante del presidente Abu Mazen, ha accusato Donald Trump di lavorare per gli israeliani e di imporre nel Paese la “Grand Israele” sacrificando la “soluzione dei Due Stati”.
Israele considera Gerusalemme come sua capitale “eterna e indivisibile”.
I Palestinesi rivendicano Gerusalemme est come capitale del futuro Stato palestinese. La città è stata occupata dagli israeliani durante la guerra dei sei giorni del 1967.
La chiusura del consolato Usa significa comunque che gli affari palestinesi passano sotto la direzione dell’ambasciatore americano in Israele. Una mossa che i palestinesi interpretano come una strategia Usa per mettere in crisi il principio dei Due Stati.
Lo scorso dicembre, Trump aveva riconosciuto Gerusalemme come capitale di Israele, creando una rottura con la tradizionale cautela americana sulla questione della Città Santa. Lo scorso maggio ha spostato l’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme. La scelta Usa di trasferire la propria sede diplomatica è stata seguita da Guatemala e Paraguay, e a breve lo farà anche l’Australia.