Colloqui a sorpresa tra Mosca e Kyiv con la mediazione turca: niente tregua, ma via libera a un maxi scambio di prigionieri. Trump: “Decido io con Putin”.
Colloqui a Istanbul tra Ucraina e Russia: niente tregua, ma via libera a uno scambio di 2.000 prigionieri. Il ritorno della diplomazia o solo una mossa tattica del Cremlino?
A più di tre anni dall’invasione su larga scala dell’Ucraina, per la prima volta ldal 2022 le delegazioni di Mosca e Kyiv si sono sedute allo stesso tavolo. Il faccia a faccia si è tenuto a Istanbul, in un palazzo ottomano affacciato sul Bosforo, grazie alla mediazione diplomatica della Turchia e alla pressione degli Stati Uniti.
L’atmosfera è rimasta glaciale. Nessuna stretta di mano, metà della delegazione ucraina in mimetica militare. Ma un segnale, seppur minimo, è arrivato: le due parti hanno raggiunto un accordo per scambiarsi 1.000 prigionieri ciascuna. Un risultato concreto che fa sperare in una piccola apertura, anche se il nodo principale – il cessate il fuoco – resta irrisolto.
I colloqui sono durati meno di due ore e si sono conclusi con posizioni ancora distanti. Secondo una fonte ucraina, la Russia avrebbe avanzato richieste “inaccettabili”, tra cui il ritiro di truppe ucraine da ampie zone occupate, in cambio della cessazione temporanea delle ostilità.
Il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, ha lanciato un appello accorato: “Ci sono due strade davanti a voi: una porta alla pace, l’altra alla rovina”. Ma la pace resta lontana, mentre i cimiteri ucraini si allargano e le città continuano a essere colpite.
Il ministro della Difesa ucraino, Rustem Umerov, che ha guidato la delegazione di Kyiv, ha definito lo scambio di prigionieri “un segnale positivo” e ha auspicato come “prossimo passo” un incontro diretto tra il presidente Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin. La proposta è stata “notata” dai russi, secondo Vladimir Medinsky, capo della delegazione di Mosca, che ha definito il colloquio “costruttivo” e ha detto che il Cremlino è pronto a proseguire il dialogo.
Un cambio di tono rispetto a 24 ore prima, quando il Ministero degli Esteri russo definiva Zelensky “un clown e un perdente”. Resta però forte il timore – tra Ucraina e alleati occidentali – che Mosca stia usando la diplomazia per guadagnare tempo, evitare nuove sanzioni europee e raffreddare la pressione internazionale.
Intanto, a riaccendere i riflettori sulla scena globale ci ha pensato Donald Trump. In volo sull’Air Force One, l’ex presidente ha dichiarato che “niente accadrà finché non parlerò io con Putin”. E se un vertice Mosca-Washington è ancora solo un’ipotesi, una cosa sembra certa: Zelensky, in quel tavolo a due, non sarà invitato.