La riforma costituzionale voluta da Faure Gnassingbé scatena la protesta nelle piazze di Lomé. Giovani, attivisti e artisti guidano la mobilitazione contro sessant’anni di potere dinastico in Togo.
In Togo si infiamma la protesta lungo le strade e piazze della capitale Lomé. La nuova Costituzione prevede che il presidente Faure Gnassingbé, 59 anni, capo dello Stato ininterrottamente dal 2005, abbia i pieni poteri come primo ministro. Un escamotage costituzionale per aggirare il limite temporale previsto per il mandato presidenziale. Non puoi fare il presidente? Allora ti facciamo premier con pieni poteri, magari gli stessi del presidente. Questo nuovo ruolo, introdotto dalla Costituzione dello Stato africano, sembra calzare alla perfezione per il capo di Stato uscente.
Proteste nate fuori dalla politica
La modifica costituzionale ha fatto esplodere la rabbia già latente tra i giovani togolesi. Cinque manifestanti sono morti negli scontri con le forze di polizia nelle ultime settimane. A fomentare le contestazioni non è stata però l’opposizione politica del Paese. Come racconta la BBC la mobilitazione dei giovani togolesi nasce in ambienti extra-politici.
Blogger, musicisti, attivisti hanno incanalato la frustrazione sociale di un Paese che è governato da sessant’anni dalla famiglia Gnassingbé: Gnassingbé Éyadéma, padre di Faure, è stato presidente del Togo dal 1967 al 2005; Faure Gnassingbe ricopre la stessa carica dal 2005.
Come in altri Stati africani, anche il Togo si ribella agli aggiramenti della Costituzione costruiti su funambolismi giuridici. Tra i giovani africani, che vivono forse più delle generazioni precedenti tutta la frustrazione della carenza democratica, diventa difficile buttare giù i bocconi amari di vedere il potere sempre nelle mani delle stesse persone.
La beffa della rinuncia alla presidenza del Togo
Ad alimentare la tensione e le proteste c’è la beffa della rinuncia alla presidenza del Togo da parte dello stesso Faure Gnassingbé. Ecco com’è andata.
All’inizio del 2024, il nuovo progetto costituzionale è stato annunciato con una breve notizia e poi approvato velocemente dall’assemblea nazionale dominata dal partito di governo. Faure Gnassingbé può contare in Parlamento sulla maggioranza schiacciante del suo partito, l’Unione per la Repubblica (Unir). Naturalmente non c’è stata alcuna proposta per sondare il consenso della cittadinanza attraverso un referendum nazionale.
L’anno di transizione, previsto dalla nuova Costituzione, si è chiuso a maggio 2025. Gnassingbé ha rinunciato alla presidenza per rispettare i limiti di mandato presidenziale ma si è candidato alla premiership. Quasi superfluo raccontare che il Parlamento ha avuto la maggioranza dei voti.
Secondo la nuova Costituzione, il “neo-premier” ha tutti i poteri esecutivi e quelli di comando delle forze armate. Alla presidenza della Repubblica, un ruolo ridotto a pura funzione cerimoniale secondo la Costituzione, è stato eletto l’ex-ministro dell’economia Jean-Lucien Savi de Tové, 86 anni.


