Niente di nuovo sul fronte dell’Alaska. L’atteso summit tra Donald Trump e Vladimir Putin si rivela l’ennesima beffa del presidente russo. Che porta a casa la normalizzazione delle relazioni diplomatiche con gli Usa e il riconoscimento di una leadership mondiale. Solo briciole per il presidente Usa che non riesce neppure a ottenere il cessate il fuoco.
Il summit Trump Putin nella base militare di Anchorage, in Alaska, è un fallimento diplomatico per il primo e una vittoria per il secondo. Il presidente degli Stati Uniti non ha ottenuto neppure il cessate il fuoco. Quello della Russia rialllaccia le relazioni con gli Stati Uniti e torna sul podio della politica mondiale come grande interlocutore politico.
Cosa sappiamo del summit Trump Putin?
Di fatto l’unica vera fonte informativa è la conferenza stampa che si è tenuta nella notta italiana, circa le due del pomeriggio in Alaska, dopo tre ore di colloqui tra i due presidenti. L’incontro è stato preceduto dai soliti saluti di rito all’accoglienza, tra super auto presidenziali, tappeti rossi da Festival del Cinema, varianti al protocollo con i due presidenti che salgono insieme sulla limousine per poi chiudersi nella base militare di Elmendorf-Richardson. Sul vertice i media internazionali hanno già scritto di tutto. Provo a fare un approfondimento sui risvolti politici e diplomatici che si colgono dietro le parole dei due capi di Stato. Vediamo le 10 cose da sapere sul summit Trump Putin.
Zelensky nel menù
Un celebre motto delle relazioni diplomatiche dice che “se non sei al tavolo sei nel menù”. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky non è stato invitato alla trattativa. Donald Trump lo ha invitato a Washington il 18 agosto. Nella conferenza stampa congiunta di fine vertice, né Trump né Putin hanno fatto riferimenti a possibili accordi sui territori ucraini. Tutto dunque rimandato? Lo sapremo nei prossimi giorni quando alcune indiscrezioni usciranno sui media internazionali. Al momento sappiamo solo che Trump ha detto che l’accordo è saltato per una cosa più grande che non vuole rivelare.
Putin ha raggiunto i suoi obiettivi
Il presidente russo è andato ad Anchorage con un obiettivo ben preciso: normalizzare le relazioni diplomatiche con Washingotn. Inoltre, ha saputo usare ad arte il summit di portata mondiale per mostrare che la Russia è una potenza e un interlocutore che non si può trascurare. Se in questi anni di aggressione russa, prima la Crimea nel 2014 poi l’Ucraina nel 2022, il mondo occidentale aveva messo il leader russo in una situazione di isolamento internazionale, Trump lo ha fatto saltare dentro dalla finestra con la porta ancora chiusa.
Di conseguenza, siamo nella situazione in cui un leader arrogante, che ha violato il diritto internazionale e se ne frega di ogni regola democratica, che è un ricercato internazionale ed è responsabile della morte di migliaia di persone, torna ad avere gli occhi del mondo puntati solo su di lui come se fosse una figura che si impegna per la pace nel mondo. E’ straordinaria la frase pronunciata dal capo del Cremlino che ha avuto il coraggio di dire davanti a tutte le telecamere del globo che l’Ucraina è un popolo fraterno e che è doloros per lui e la Russia dover condurre questa guerra. Una beffa per Trump ma anche per il mondo.
Trump non raggiunge alcun obiettivo
No accordo, no cessate il fuoco. Il presidente degli Stati Uniti non ottiene quasi nulla. Non sono d’accordo con chi scrive che Trump è lo sconfitto e Putin il vincitore. Ritengo che gli obiettivi dell’incontro erano molto diversi. Mentre a Putin non interessava nulla della tregua né tantomeno di una pace, Trump voleva un cessate il fuoco e msotrare al mondo che riusciva a far discutere il presidente russo di Ucraina. Su quest’ultimo punto, Trump è riuscito nel suo intento e da un punto di vista di comunicazione e di consenso può rivendicare un successo, forse più rivolto all’interno degli Usa che all’estero. Non scordiamo che il presidente ha fatto una campagna elettorale sostenendo che avrebbe risolto la guerra in UCraina in pochi giorni. Su questo gli ha dato un assist proprio lo stesso Putin che ha dichiarato, con l’ennesima beffa mondiale, che se ci fosse stato Trump alla Casa Bianca nel 2022 la guerra probabilmente non ci sarebbe stata. Il capo della Casa Bianca non è stato in grado invece di ottenere il cessaate il fuoco.
L’errore strategico del summit
Il vertice è iniziato con errore strategico di fondo. L’aggressore Putin è stato invitato al dialogo con il presidente dello stato più forte del mondo senza essersi impegnato, e neppure ha fatto finta, di cessare il fuoco. In diplomaiza la regola fondamentale è quella che per trattare entrambe le parti devono mostrare segni di buona volontà. Nel caso di un conflitto, ciò consiste nel far tacere le armi. mai si era visto prima d’ora che il capo dello Stato aggressore fosse invitato a una trattaiva senza aver fatto retromarcia su qualche aspetto, primo fra tutti quello di una tregua delle armi. Winston Chirchill non avrebbe mai fatto un simil errore. Non si piegò a chi cercava un trattativa con Hitler che annetteva territori. Pertanto, già questo aspetto si prefigurava come una resa a Putin. Ben ha fatto l’Ue a tenere una linea dura e a sostenere che prima di parlare con Putin gli andava chiesto di cessare il fuoco.
Il patto sulle armi strategiche
Sullo sfondo del summit c’èra la grande questione dei trattati armi strategiche. Gli accordi ancora vigenti (Start II, ecc,) sono da rivedere alla luce dei nuovo sviluppi della tecnologia. La Russia ritiene importante che anche la Cina partecipi ai tavoli delle future convenzioni. Anche Washington la pensa allo stesso modo. E’ possibile che i due presidenti abbiano parlato anche di questo. Sia Mosca sia Washington sono consapevoli che occorra un nuovo patto mondiale sulle armi nucleari e sui nuovi modelli di armamenti ancora non regolazziati. Probabile che l’accordo sull’Ucraina passi anche da qui.
La beffa dell’accordo globale
Donald Trump ha dichiarato prima di lasciare l’Alaska che è meglio lavorare su accordo globale che un cessate il fuoco. Poco dopo un giornalista di Axios, Barak Ravid, ha scritto sulla sua pagina X che una fonte presente all’incontro gli ha rivelato che lo stesso Putin ha detto di voler perseguire un accordo sulla sicurezza globale prima del cessate il fuoco e per avere la pace..Donald Trump ha riferito la posizione a Zelensky in una telefonata con il presidente ucraino. Siamo all’ennesima beffa di Putin per prendere tempo e poi ribaltare tutto? Non a caso nella conferenza stampa Putin ha detto che un accordo ci sarebbe e ha auspicato che nessuno si metta di traverso (riferendosi a Europa e Ucraina).
Nessuna road map per il prossimo summit
Nella conferenza stampa di Trump e Putin si sono fatte promesse di un incontro a breve. Il presidente russo ha invitato Trump a Mosca. Una tattica per mostrare che il satrapo del Cremlino è potente e sono gli altri leader che vanno da lui. E’ anche circolata la notizia di un possibile incontro negli Emirati. Tutto dunque è possibile. Nessun riferimento invece da parte dei due capi di Stato di un incontro con Zelensky. Trump ha detto che informerà il presidente ucraino, cosa che ha effettivamente fatto fissando un incontro per il 18 agosto alla Casa Bianca. Da Putin nessun riferimento, anzi il peader russo non ha mai citato il nome di Zelensky.
E le sanzioni alla Russia?
Nell’incontro tra i due leader si è parlato delle saznioni alla Russia? Nelle scorse settimane il presidente Usa aveva fatto la voce grossa minacciando pesantissime sanzioni se Mosca non avesse accettato il cessate il fuoco o mostrato segnali di volere la fine della guerra. Secondo l’agenzia Bloomberg nel summit Trump avrebbe offerto alla Russia di allegerire le sanzioni in cambio di una proposta di pace. Dalla conferenza stampa sembra che Putin non abbia accettato la condizione dato che non è stato fatto alcun passo verso una tregua o un piano di pace. Putin ha però parlato di un futuro positivo delle relazioni commerciali tra i due Paesi.
E garanzie per l’Ucraina?
Putin ha affermato di essere d’accordo sulla necessità di garantire la sicurezza dell’Ucraina, ma ha anche detto che le “cause profonde” del conflitto devono essere risolte. Tali “cause profonde” hanno in precedenza incluso le sue richieste di rinuncia formale dell’Ucraina all’adesione alla NATO e di “denazificazione” – una serie vaga di richieste che in pratica equivalgono alla rimozione di Zelensky. Gli Stati Uniti hanno anche proposto all’Ucraina “garanzie di sicurezza” simili a quelle della Nato ma senza l’adesione all’Alleanza atlantica.



