Somalia: il ritiro dell’Unione Africana favorisce al-Shabaab

Il ritiro della missione Atmis dell’Unione Africana in Somalia favorisce l’avanzata dei jihadisti di al-Shabaab.

Perché l’Unione Africana ha deciso di ritirare i soldati della missione Atmis dalla Somalia? Il 13 luglio i primi 2000 militari hanno cominciato a lasciare il Paese. Pochi giorni dopo il bilancio è a favore di al-Shabaab, la formazione jihadista affiliata a al-Qaida creata da Osama bin Laden. I miliziani somali hanno conquistato la base militare di Geriley, situata al confine con il Kenya. E’ un avamposto strategico per il controllo dei passaggi e attività transfrontaliere.

L’esercito somalo sta conducendo da mesi un’intensa controffensiva per combattere al-Shabaab. A guidare i militari di Mogadiscio è il generale Hassan Sheikh Mohamud, che è riuscito a ottenere nei mesi scorsi diversi successi. La difesa dei jihadisti è comunque ben strutturata con azioni d’attacco nella capitale e in altre zone.

Cos’è missione Atmis

La Missione di transizione dell’Unione africana in Somalia (Atmis), ha sostituito nell’aprile 2022, la Missione dell’Unione africana in Somalia (Amisom), che ha lavorato nella nazione del Corno d’Africa per 15 anni cercando di costruire pace e sicurezza.

Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha approvato all’unanimità la missione, autorizzando l’uso della forza contro al Shabaab e contro gli altri gruppi estremisti dello Stato islamico e favorire la transizione delle responsabilità di sicurezza alla Somalia il governo.

Sono parte di Atmis i militari di  Kenya, Uganda, Etiopia, Gibuti, Burundi e anche Unione Europea. Attualmente, ci sono 18.586 uomini dell’Unione Africana in Somalia. Circa 2 mila soldati sono già rientrati e altri 3 mila lasceranno il Paese prossimamente. Resteranno circa 14mila uomini, che saranno poi progressivamente nei loro Stati.

L’obiettivo di Mogadiscio

Il governo somalo affronta una sfida importante: dimostrare di essere in grado di garantire gli standard minimi di sicurezza. La messa alla prova consiste nell’impiegare i 20mila militari che hanno ricevuto un addestramento all’estero in sostituzione dei soldati dell’Unione Africana.

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