Se l’embargo sul petrolio russo divide l’Europa

L’Ungheria pronta a mettere il veto sulla proposta di Ursula von der Leyen di un embargo sul petrolio russo. Scetticismo anche da Slovacchia e Bulgaria.

La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha proposto al Parlamento Europeo l’embargo sul petrolio russo entro sei mesi. La proposta ha diviso l’Unione Europea, già in equilibrio precario sulle sanzioni imposte alla Russia.

Slovacchia e Bulgaria sono scettiche sull’embargo petrolifero, mentre l’Ungheria ha dichiarato di essere contraria. Bruxelles ha provato a gettare acqua sul fuoco, aprendo alla possibilità di una deroga per questi Paesi fino alla fine del 2023. Di fatto è un anno di tempo dal momento che l’embargo sul petrolio sarebbe introdotto progressivamente nei prossimi sei mesi e scatterebbe definitivamente all’inizio del 2023.

Il premier ungherese Viktor Orbàn non vuole sentire parlare di divieti all’importazione di petrolio russo. Ha definito “inaccettabile” la proposta e ha minacciato di ricorrere al diritto di veto durante il voto nel Consiglio Europeo.

In questa situazione qualche analista ha parlato di una vittoria diplomatica di Vladimir Putin, che punta da sempre a spaccare l’Unione Europea. E il petrolio potrebbe essere l’arma per dividere l’Ue.

Il governo di Budapest giustifica la sua posizione con la sua sicurezza energetica. Sono però in molti a pensare che l’Ungheria possa essere il Cavallo di Troia dell’Ue. In questo articolo ho parlato proprio di come Budapest dia l’impressione di essere una quinta colonna russa dentro il club europeo.

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