Ricco di attività minerarie, la regione è una preziosa riserva energetica, di metalli e terre rare. Ecco perché Putin vuole il Donbass.
Perché Vladimir Putin vuole il Donbass? Il Presidente ha giustificato la sua aggressione all’Ucraina con l’obiettivo di smilitarizzare e denazificare il Paese. La sua propaganda ha fatto acqua da tutte le parti, anche nella stessa Russia. E’ difficile pensare, per quanto il consenso nei suoi confronti sia ancora alto, che questa spiegazione dell’attacco militare abbia appassionato e convinto milioni di cittadini russi.
Ora che l’operazione si sta spostando nel Donbass, Putin dovrà spiegare ai russi se nel frattempo ha denazificato e demilitarizzato il resto del Paese. Il primo aspetto è difficile da misurare. Sul secondo, direi che il capo del Cremlino ha ottenuto l’effetto opposto di aumentare il riarmo ucraino grazie al supporto dei Paesi occidentali.
Riguardo al Donbass, lo zar russo è in cerca di una nuova giustificazione. Probabilmente i “nazisti” si sono concentrati tutti nella regione dell’Ucraina orientale. Così come gli armamenti.
Perché il Donbass è così importante per la Russia
Perché Putin vuole il Donbass? La questione non è solo geopolitica. La regione confina direttamente con la Russia a est. Garantisce una continuità territoriale anche a sud con la penisola di Crimea attraverso le città di Mariupol e Kherson.
La risposta è economica. Il Donbass è una regione ricca di riserve energetiche, metalli e terre rare. Possiede petrolio, gas e carbone. Soprattutto, il Donbass è l’area in cui ci sono le maggiori disponibilità di terre rare e metalli, fondamentali per i settori dell’hi-tech e green economy. L’industria del futuro si sta giocando qui una partita importante.
Non è un caso che le sue risorse minerarie e industriali sono state fin dalla fine del secolo XIX una ricchezza preziosa per l’economia zarista come per quella sovietica. Allora per carbone e petrolio. Oggi per i metalli necessari alle grandi aziende di innovazione tecnologica. Metalli e terre rare sono indispensabili, per esempio, per smartphone, batterie ricaricabili, dispositivi tecnologici, luci led, fotocamere digitali.
Questo immenso patrimonio non è utilizzato pienamente dall’Ucraina. Che comunque ricava il 42% del suo Pil dalle attività minerarie. L’estrazione di questi prodotti richiede grande manodopera. La Cina è il primo produttore al mondo di metalli e terre rare con il 62% della produzione globale. La seguono gli Usa con il 12,3%, Myanmar con il 10,5%, l’Australia con il 10%.
L’oro ucraino
L’Ucraina ha la più grande riserva in Europa di manganese. Sono circa 2,26 miliardi le tonnellate che sono disponibili, localizzate per la maggior parte nella zona di Dnipro. Possiede circa 30 miliardi di tonnellate di ferro, equivalenti al 6% della disponibilità mondiale. Il ferro si trova per la gran parte concentrato nel Donbass e nell’area di Mariupol. E’ il primo Paese in Europa per riserve di titanio e possiede grandi depositi di uranio. Non è un caso che sono concentrate in Ucraina numerose centrali nucleari. Detiene il 20% delle risorse mondiali di grafite. E’ al primo posto mondiale per i depositi di caolino, un’argilla usata in edilizia, nella cosmesi e in agricoltura.
Vediamo i combustibili fossili. Nelle miniere del Donbass sono custodite almeno 100 miliardi di tonnellate di carbone: giacimenti per 135 milioni di tonnellate di petrolio; riserve di gas naturale per 1,1 trilioni di metri cubi.
Infine ci sono i metalli preziosi per l’industria del futuro: berillio, litio, tantalio, niobio, neon e zirconio. Più che una denazificazione e demilitarizzazione, Putin sembra volere una appropriazione indebita.