In un sistema democratico le decisioni vengono prese sulla base del principio di maggioranza. Non è così nelle organizzazioni internazionali.
Finché c’è democrazia, c’è maggioranza. E il voto il voto all’unanimità limita la democrazia. Alexis de Tocqueville parlava di dittatura della maggioranza. Il grande filosofo Hans Kelsen, nato a Praga ma austriaco d’adozione, riteneva che i pilastri di un modello democratico sono la rappresentanza e il principio di maggioranza. In un sistema democratico le decisioni vengono quindi prese se approvate dalla maggioranza dei suoi rappresentanti.
Nelle organizzazioni internazionali non funziona così. Consideriamo l’Unione Europea, per esempio. Nel Consiglio Europeo, composto dai 27 rappresentanti dei paesi membri, lo Stato che si oppone alle scelte della maggioranza può mettere il veto e bloccare la decisione. La stessa cosa avviene nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Oppure all’interno della Nato, l’alleanza militare più potente al mondo.
Se ne deduce che gli organismi internazionali hanno strutture poco democratiche. Almeno se stiamo alla teoria di Tocqueville, Kelsen e di altri filosofi del diritto. Teniamo ancora come esempio l’Unione Europea. La regola del voto all’unanimità, cioè la situazione in cui non ci sia alcun parere sfavorevole o voto contrario, in seno al Consiglio europeo permette ad un solo, singolo paese di bloccare l’operato dell’intera Unione Europea anche contro il parere di tutti gli altri paesi membri.
L’Ungheria, come sappiamo, si è opposta nel Consiglio Europeo di Bruxelles del 14 dicembre all’approvazione di un nuovo pacchetto di aiuti per l’Ucraina, in tutto circa 50 miliardi di euro. La sua volontà politica si è imposta su quella di tutti gli altri Stati usando l’arma del potere di veto. Quest’ultimo quindi, che implica una decisione all’unanimità, ha permesso di bloccare una scelta condivisa da tutti gli altri Paesi Ue.
Per questo motivo possiamo dire che negli organismi internazionali non vige la dittatura della maggioranza ma prevale quella della minoranza. E non stiamo parlando di tutela delle minoranze, che deve essere garantita in qualsiasi democrazia. Ci si riferisce al fatto che un singolo stato membro può bloccare tutto. L’organizzazione si ritrova così in una fase di stallo che spesso è difficile da risolvere. Non siamo quindi in strutture democratiche. Perché democrazia e principio di minoranza fanno a pugni.