La Cina stringe sulle esportazioni di minerali strategici e scatena la reazione di Trump: minacce di nuovi dazi, mercati in calo e timori globali.
La Cina accende la miccia sui minerali strategici
La Cina ha deciso di estendere i controlli sulle esportazioni di prodotti legati alle terre rare, materiali essenziali per tecnologie avanzate come veicoli elettrici, smartphone e sistemi di difesa. Una mossa che riguarda anche i prodotti non fabbricati in Cina ma contenenti componenti di origine cinese. Secondo Donald Trump, Pechino avrebbe inviato “una lettera a Paesi di tutto il mondo” per annunciare la nuova stretta. Il presidente americano l’ha definita una decisione “molto ostile”, in grado di bloccare i mercati globali.
La politica estera della Cina spiegata in cinque punti
Trump reagisce: minaccia nuovi dazi e salta l’incontro con Xi
Donald Trump ha reagito con durezza, annunciando la possibilità di un “enorme incremento” dei dazi sui prodotti cinesi. Il presidente ha anche fatto sapere che potrebbe annullare l’incontro con Xi Jinping previsto al prossimo vertice APEC in Corea del Sud. “Alla Cina non dovrebbe essere permesso di tenere in ostaggio i mercati globali. Abbiamo due monopoli per ognuno dei loro”, ha scritto Trump su Truth Social.
Guerra dei dazi: la risposta cinese
Le sue dichiarazioni hanno provocato un immediato scossone sui mercati:
S&P 500: -2,28%
Nasdaq: -3,02%
Dow Jones: -1,63%
Titoli tecnologici come Nvidia (-2,5%), AMD (-7%) e Tesla (-2%) sono stati i più colpiti.
Perché le terre rare contano davvero
Le terre rare sono un gruppo di 17 elementi chimici fondamentali per la produzione di chip, batterie e tecnologie verdi. La Cina controlla circa il 70% della produzione mondiale, e sta cercando di consolidare il suo ruolo dominante. Le nuove regole prevedono che ogni prodotto contenente più dello 0,1% di terre rare debba ottenere un’autorizzazione all’esportazione. Si tratta di una soglia che colpisce quasi tutti i dispositivi elettronici di uso comune. Questa mossa viene letta dagli analisti come una risposta strategica agli Stati Uniti, che da mesi cercano di limitare l’accesso cinese ai semiconduttori avanzati.
Effetto domino: l’Europa nel mezzo
La nuova guerra dei dazi non si limita a Washington e Pechino. Le Borse europee hanno chiuso in calo, trascinate giù dai titoli automobilistici e tecnologici. L’Europa, che importa componenti da entrambe le potenze, rischia un doppio contraccolpo:
- Aumento dei costi delle materie prime strategiche;
- Incertezza finanziaria dovuta alla volatilità dei mercati globali;
- Bruxelles osserva con preoccupazione lo scontro, consapevole che l’accesso alle terre rare è vitale anche per la sua transizione energetica e digitale.
Oltre i dazi: una sfida di leadership globale
Dietro i dazi e le restrizioni commerciali si nasconde una competizione più ampia: la corsa alla leadership tecnologica mondiale. La Cina usa le risorse per affermare la sua autonomia strategica. Gli Stati Uniti rispondono con misure tariffarie e con il sostegno all’industria interna. Questa nuova guerra commerciale non è solo una disputa economica, ma un confronto tra due modelli di potere: quello cinese, basato sul controllo delle catene produttive; quello americano, fondato sull’influenza finanziaria e tecnologica.
In sintesi
Pechino introduce nuovi controlli sulle terre rare.
Trump reagisce con minacce di nuovi dazi e mercati in calo.
L’Europa è coinvolta indirettamente, tra tensioni e dipendenze strategiche.
È solo l’inizio di una nuova fase della guerra dei dazi tra le due superpotenze.
? Analisi a cura di Notiziario Estero — approfondimenti, non cronaca.


