Missione europea in Libia: l’Italia schiera navi e droni

L’agenzia Adnkronos cita “fonti qualificate” secondo cui sono allo studio opzioni per il contributo alla missione europea.

L'Italia valuta le diverse opzioni del suo contributo alla missione europea contro i trafficanti di migranti
L’Italia schiererà navi e droni lungo le coste libiche

Federica Mogherini, alto rappresentante della politica estera Ue, è a New York per trovare l’avvallo internazionale dell’Onu all’operazione militare nelle coste libiche contro i barconi di trafficanti. Al Palazzo di Vetro ha spiegato l’Agenda europea partorita di recente, inclusa l’opzione di affondamento delle imbarcazioni dei trafficanti di migranti. Ora si attende la decisione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Intanto, si studia qual è potrebbe essere il contributo italiano nel caso arrivi da New York la legittimazione internazionale all’intervento.

Al riguardo, l’Adnkronos cita “fonti qualificate” che dicono che il contributo italiano dipenderà dal mandato dell’Onu. La situazione insomma sarà diversa se le Nazioni Unite scelgono un’iniziativa internazionale con forze armate di terra oppure se invece richiedono forme di controllo navale e intervento a poche miglia dalle coste della Libia.

Nel caso in cui prevalga la scelta dell’intervento terrestre, l’operazione potrebbe essere guidata dall’Italia ed è ipotizzabile l’impiego di droni “Predator” e di elicotteri di sorveglianza, truppe anfibie (fucilieri di Marina del Reggimento San Marco e incursori) supportate dalla Marina militare. Il compito sarebbe di mettere in atto attacchi armati contro le barche degli scafisti e prendere il controllo dei porti per impedire la partenza delle carrette dei mari.

Non si tratta, specificano le fonti citate dall’agenzia stampa, di un vero e proprio intervento di terra in pianta stabile in Libia. Questo richiederebbe una forza multinazionale più consistente, oltre a essere un’eventualità rischiosa e molto costosa. Il punto, rilevano le fonti citate da Adnkronos, è bloccare il flusso di migranti irregolari trasportati da barche e pescherecci.

La seconda ipotesi è il controllo navale dei mari a una minore distanza dalle coste libiche. Probabilmente l’Onu sceglierà questa possibilità. Da settimane, cinque navi della Marina italiana, elicotteri e aerei operano nell’area mediterranea svolgendo attività di sorveglianza delle formazioni Jihadiste e di raccolta informazioni.

La legittimità di un’azione europea contro i trafficanti “è fuori discussione dal momento che la Libia è nel caos e provoca danni agli interessi nazionali dei suoi vicini e confinanti”, rileva Gianandrea Gaiani, direttore del portale ‘Analisidifesa’, specializzato nei temi della sicurezza e della difesa. Individuare e distruggere le imbarcazioni degli scafisti non sarà comunque un compito facile. “Ricognizione aerea e intelligence dovrebbero individuare i barconi, a scafo rigido o gommoni ma in ogni caso di dimensioni contenute e facilmente occultabili o mimetizzabili”.

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