L’Iran attacca gli Usa. Trump e Ayatollah rinunciano all’escalation

L’Iran lancia l’operazione Soleimani Martire e attacca gli Usa in Iraq. Trump annuncia sanzioni e rinuncia all’escalation. Teheran contiene il conflitto.

La “feroce vendetta” è arrivata. L’avevano annunciata gli Ayatollah iraniani dopo l’uccisione del generale Qassem Soleimani durante un raid americano a Baghdad. E la scorsa notte l’Iran ha attaccato le basi militari Usa a Erbil e al-Asad. L’esercito di Teheran ha lanciato dal territorio iraniano almeno 22 missili Cruise e balistici a corto raggio. Non si conosce ancora l’entità dei danni. Secondo gli Ayatollah ci sono 80 morti. Washington ha risposto che non c’è la perdita di un solo soldato Usa. Anche tra i militari della coalizione contro lo Stato Islamico, tra cui gli italiani, e ospitati nelle basi americane, non ci sono vittime.

Un’operazione annunciata

L’esercito degli Stati Uniti sapeva in anticipo dell’attacco iraniano alle sue basi militari. L’Iraq aveva informato gli americani. Lo ha annunciato il premier iracheno Adel Abdul Mahdi in un comunicato. Il capo del governo dichiara di essere stato avvisato verbalmente dall’Iran prima dell’attacco. Il ministro degli esteri iraniano Mohammed Javad Zarif ha spiegato che la rappresaglia iraniana è avvenuta nel rispetto del diritto internazionale. E ha citato l’articolo 51 della Carta dell’Onu che contiene in principio di proporzionalità nella legittima difesa a un’aggressione.

Trump e Ayatollah rinunciano all’escalation

In un tono solenne e più contenuto rispetto ai suoi standard, Dondal Trump ha parlato alla nazione mostrando sicurezza e tranquillità. Ha annunciato nuove sanzioni economiche all’Iran, rinunciando di fatto a rispondere con la forza e a avviare un’escalation militare. Anche l’Iran ha mostrato in qualche modo di non volere l’allargamento del conflitto. Proprio la natura stessa dell’azione con cui è stato ucciso il generale Soleimani dimostra che anche a Teheran si cercava di contenere l’escalation del conflitto, lasciando una via di fuga da un conflitto che nessuno desiderava. L’esercito iraniano ha comunque dato una prova di forza, mostrando al mondo che i suoi missili possono colpire obiettivi precisi da 300 km di distanza.

 

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