Si conclude la Conferenza sulla Libia di Palermo. Buone possibilità di arrivare a una conferenza nazionale nel 2019 per definire la road map delle elezioni.
Il secondo e ultimo giorno della conferenza sulla Libia di Palermo si chiude con una speranza ma anche una rottura diplomatica. La speranza è quella impressa dalla stretta di mano tra il generale Khalifa Haftar e il presidente libico Feisal Sarraj. La rottura diplomatica è l’abbandono della delegazione turca.
Il vero risultato portato a casa dalla diplomazia dell’Onu e da quella italiana è stata l’accettazione da parte del generale libico del percorso che porterà alla definizione delle elezioni politiche nel Paese. Haftar ha anche dichiarato che il presidente Sarraj può stare al suo posto perché “non si cambia il cavallo mentre si attraversa il fiume”. Una dichiarazione che fa ben sperare che l’uomo di Bengasi non tenti stravolgimenti dell’assetto politico prima delle elezioni.
Ha espresso soddisfazione il premier italiano Giuseppe Conte per l’esito dell’iniziativa diplomatica italiana, Insieme a lui, ha tirato un sospiro di sollievo anche l’inviato dell’Onu per la Libia Ghassam Salamè. Conte ha anche aggiunto che ‘ l’occasione da cogliere per continuare con il cessate il fuoco in Libia.
(Fonte Ansa)
1° giorno
Strada ancora tutta in salita sulla questione della Libia. Successo della diplomazia italiana che riesce a portare a Palermo il generale Khalifa Haftar.
Si è aperta a Palermo la conferenza di due giorni sulla Libia.
La Conferenza, organizzata dall’Italia, mira a favorire il percorso di stabilizzazione del Paese, nel quadro del Piano d’Azione, così come illustrato nel corso del suo briefing al Consiglio di Sicurezza dell’8 novembre, del Rappresentante Speciale per la Libia delle Nazioni Unite, Ghassan Salamé e nel pieno rispetto dell’”ownership” libica del processo.
I lavori sono articolati in due segmenti: uno tecnico, il giorno 12, articolato su più sessioni cui partecipano i principali interlocutori dello scenario libico, e uno politico, con la plenaria presieduta dal Presidente Conte il giorno 13, che vede la partecipazione dei leader politici locali e internazionali.
La prima giornata ha mostrato che la strada è ancora in salita e c’è molto lavoro ancora da fare.
Il grande protagonista del summit nel capoluogo siciliano è il generale Khalifa Haftar, l’uomo forte di Bengasi, est della Libia, che è sostenuto dall’Egitto. Haftar non voleva saperne di venire in Italia, contestando di doversi sedere a un tavolo con rappresentanti dei Fratelli Musulmani e dei gruppi islamici. In particolare, Turchia e Qatar. Alla fine però è arrivato, convinto dal presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi, secondo quanto rivela il Corriere della Sera. A prenderlo fino a Bengasi per portarlo in Italia è stato un aereo italiano messo a disposizione dal governo. La partecipazione del generale libico è considerata un successo per la diplomazia e il governo italiano.
La strategia di Haftar è stata quella di giocare la carta di se stesso. Il generale sapeva benissimo che senza la sua presenza la conferenza sulla Libia non avrebbe avuto senso. Così ha giocato a farsi desiderare, minacciando di non andare e alzando il prezzo al tavolo delle trattative. Vedremo nel secondo giorno della Conferenza cosa avrà chiesto.
A Palermo è arrivato anche il presidente egiziano, attore sempre più importante in Libia. Così come la Russia, che ha una delegazione di alto livello guidata dal premier Dmitri Medvedev. La Russia è sempre più attiva in Libia e, in particolare, a Bengasi con il generale Haftar.
Come scrive il Corsera, ciò che emerge per ora è il contrasto tra panarabismo laico, tipico delle vecchie leadership fuoriuscite dalla decolonizzazione, e il fronte islamico rappresentato da Fratelli Musulmani e altri gruppi islamisti. A Palermo Haftar si è rifiutato di sedersi allo stesso tavolo degli islamisti. E ha voluto una conferenza “parallela”. Su questa è stato accontentato. Ma gli scontri verbali ci sono stati anche con l’attuale presidente libico Fayez al-Sarraj. I rappresentanti del generale Haftar hanno accusato gli uomini di Sarraj di essere filo al-Qaida. Accusa pesante che mostra come la strada in Libia sia ancora tutta in salita.