Israele e Hamas tornano a trattare: colloqui in Qatar

Nuovi colloqui in Qatar tra Israele e Hamas, mentre Netanyahu vola a Washington da Trump.

di Carlo Gastone

Un nuovo, fragile spiraglio si apre tra Israele e Hamas: le delegazioni delle due parti sono tornate al tavolo dei colloqui indiretti in Qatar, nel tentativo di raggiungere un cessate il fuoco e sbloccare l’impasse sugli ostaggi. Parallelamente, il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu è volato a Washington per un incontro con Donald Trump, in un momento carico di attese e tensioni.

Alla vigilia del vertice con l’ex presidente statunitense, Netanyahu ha dichiarato che i colloqui in corso a Doha dovrebbero “contribuire a far progredire gli sforzi per il rilascio di altri ostaggi e per un cessate il fuoco a Gaza”. Il premier ha affermato di aver dato “istruzioni chiare” ai negoziatori israeliani per raggiungere un’intesa.

Dall’altra parte, Hamas ha fatto sapere di aver reagito positivamente all’ultima proposta sul tavolo, pur sottolineando l’esistenza di “lacune significative” che restano da colmare. Il movimento islamista insiste sulle stesse condizioni già poste in passato: la garanzia della fine definitiva delle ostilità e il ritiro delle truppe israeliane dalla Striscia. Due richieste che il governo Netanyahu ha più volte respinto.

E anche ora, la posizione israeliana non sembra essersi modificata. Prima della partenza per gli Stati Uniti, Netanyahu ha ribadito le sue “tre missioni principali”: il ritorno di tutti gli ostaggi, vivi o caduti; la distruzione delle capacità militari di Hamas; e la garanzia che Gaza non rappresenti più una minaccia per Israele.

In questo contesto, i mediatori del Qatar e dell’Egitto dovranno affrontare uno dei compiti più delicati e difficili dalla ripresa delle ostilità, lo scorso marzo, dopo il fallimento dell’ultimo cessate il fuoco.

Nel frattempo, sul terreno la guerra continua. Israele ha intensificato l’offensiva militare contro Hamas, mantenendo per undici settimane un blocco pressoché totale sugli aiuti destinati a Gaza, poi parzialmente allentato solo nelle ultime settimane. Secondo l’esercito israeliano, nelle ultime 24 ore sono stati colpiti 130 obiettivi militari e uccisi diversi combattenti di Hamas.

Ma il costo umano resta altissimo. I funzionari sanitari di Gaza riferiscono che solo domenica oltre 30 persone hanno perso la vita. Secondo il Ministero della Salute del territorio, controllato da Hamas, dall’inizio della guerra almeno 57.338 persone sono state uccise nella Striscia.

Israele e Hamas, un incontro è possibile

Il conflitto è scoppiato il 7 ottobre 2023, quando Hamas ha lanciato un attacco senza precedenti contro Israele, uccidendo circa 1.200 persone e prendendo in ostaggio 251 individui.

Ora, l’attenzione si concentra anche su Washington, dove Trump potrebbe tentare di convincere Netanyahu a considerare seriamente una via d’uscita diplomatica. Un obiettivo tutt’altro che semplice, vista l’opposizione interna al governo israeliano: i ministri ultranazionalisti Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich hanno ribadito la loro contrarietà a qualunque cessate il fuoco che non comporti l’eliminazione completa di Hamas.

Eppure, tra la popolazione israeliana cresce la pressione per un accordo. Sabato sera, migliaia di manifestanti sono scesi di nuovo in piazza per chiedere il ritorno degli ostaggi e la fine della guerra.

Il momento appare cruciale. C’è un’apparente nuova spinta verso un compromesso, ma resta forte l’incertezza sulla volontà reale delle parti di abbandonare le rispettive posizioni intransigenti.

Per le famiglie degli ostaggi ancora prigionieri e per i civili intrappolati nella devastata Gaza, la speranza è che questa non sia l’ennesima falsa alba.


Rispondi