L’attentato nel Kashmir rilancia lo scontro tra i due nemici asiatici. L’India accusa agenzia spionaggio del Pakistan. Islamabad chiede intervento Onu.
Tensione alle stelle tra India e Pakistan dopo l’attentato in Kashmir di giovedì 14 febbraio. Un miliziano del gruppo islamico Jaish-e-Mohammad si era fatto esplodere contro un convoglio delle forze di sicurezza indiane uccidendo 44 militari. Jaish, gruppo terrorista con basi in Pakistan, aveva rivendicato l’attentato. Il più sanguinoso contro forze di sicurezza indiane negli ultimi decenni. La polizia indiana ha arrestato 23 uomini sospettati di appartenere al movimento integralista. E quattro militari indiani sono stati uccisi il 18 febbraio mentre cercavano di arrestare uomini del gruppo integralista. Un alto ufficiale indiano ha accusato un’agenzia di spionaggio pakistana di essere coinvolta nell’attentato del 14 febbraio scorso.
L’India ha chiesto al Pakistan di sciogliere e chiudere Jaish e gli altri movimenti integralisti islamici operativi sul territorio pakistano. Ma il governo di Islamabad ha rifiutato la richiesta, sostenendo di non accettare consigli legati all’attacco in Kashmir perché possono indirettamente accusare il Pakistan di essere dietro l’azione. Il Pakistan ha condannato l’attentato e ha negato alcun coinvolgimento. Il ministro degli esteri pakistano ha chiesto l’intervento dell’Onu per mediare nella crisi del Kashmir e evitare una escalation militare.
Il Kashmir è una regione a maggioranza musulmana. Da decenni è al centro di una acuta ostilità tra i due Paesi asiatici. Entrambi rivendicano la sovranità su tutta la regione. Attualmente, il Kashmir è diviso in due zone. Una controllata dall’India e l’altra dal Pakistan. A separare le due parti c’è una linea di demarcazione definita Linea di Controllo del Pakistan. L’attentato del 14 febbraio è avvenuto nella zona indiana. Gli scontri negli ultimi anni si sono fatti sentire maggiormente. I più gravi nel 2016. In quell’occasione un blitz militare dell’India contro i terroristi islamici uccise anche sette militari pakistani. Un fatto che rischiò di creare un conflitto tra i due Stati.