I leader di Russia e Cina si incontrano a Pechino in occasione dell’inizio dei giochi olimpici invernali. Cosa sappiamo del vertice tra Putin e Xi e Jinping.
L’incontro russo-cinese a Pechino si è concluso con una documento finale dal sapore fortemente antiamericano. Il vertice tra Vladimir Putin e Xi Jinping si è svolto in concomitanza dell’apertura dei giochi olimpici invernali che si svolgono in Cina a febbraio.
I due leader hanno trovato una perfetta sintonia nel denunciare il ruolo destabilizzante degli Stati Uniti in Europa e Asia.
La bilaterale ad alto livello tra Russia e Cina è la fotografia di un blocco euro-orientale che trova il suo collante nell’antiatlantismo.
Il vertice è stato preceduto da un summit tra i due ministri degli esteri. Il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, e l’omologo russo, Sergey Lavrov, si sono incontrati il giorno prima a Pechino. I due funzionari hanno discusso della situazione in Ucraina, di Afghanistan e delle ultime questioni di politica internazionale.
Provo a spiegare in cinque punti cosa è emerso dal colloquio tra Putin e Xi Jinping di Pechino.
- Espansione a est della Nato. Nel documento finale i due leader hanno espresso la volontà di opporsi a una futura espansione della Nato in Europa. Non hanno specificato in cosa consista questa “opposizione”. Mosca si rivolge a est per mandare messaggi a ovest. E Xi Jinping risponde accettando di schierarsi con Mosca su Ucraina e espansione della Nato a est. Putin si copre le spalle con il gigante cinese e fa intendere a Washington e a Bruxelles che le garanzie di sicurezza le va a cercare altrove. Il messaggio è chiaro. Se l’Occidente minaccia la sicurezza della Russia, includendo nella Nato l’Ucraina o la Georgia, oppure dispiegando militari vicino ai confini russi, ci sarà anche la Cina a dare supporto al Cremlino.
- Indo-Pacifico. I due capi di Stato denunciano la politica americana nella regione asiatica. Nella dichiarazione finale si scrive che la strategia degli Stati Uniti nell’area dell’Indo-Pacifico ha un’influenza negativa per la pace e la stabilità della regione. Inoltre, i due leader hanno espresso la loro preoccupazione per la creazione nel 2020 di Aukus, l’alleanza militare tra Usa, Gran Bretagna e Australia. Ne ho parlato in questo post.
3. Bilateralismo e multilateralismo. Russia e Cina hanno ribadito che le loro relazioni bilaterali sono cresciute a un livello di amicizia e cooperazione, con un partenariato strategico e un livello qualitativo senza precedenti. Questo aspetto assume particolare rilevanza perché si inserisce nella strategia di presentare un blocco compatto all’Occidente. Blocco che in realtà è più un matrimonio di convenienza che un’unione convinta finché morte non li separi. Infatti ci sono anche segnali di poca sintonia. Come per esempio il fatto che Putin non ha sostenuto la posizione di Pechino di rivendicare la sovranità sul Mar Cinese Meridionale. La dichiarazione finale contiene infine i soliti passaggi autoreferenziali di rito: Cina e Russia hanno contribuito al multilateralismo, alla costruzione del sistema di governance globale, hanno protetto il vero spirito della democrazia e hanno contribuito a unire la comunità internazionale. Entrambi hanno rimarcato l’intenzione di resistere alle interferenze esterne negli affari esteri degli Stati sovrani. Putin e Xi Jinping hanno invitato l’Occidente a abbandonare “l’approccio da guerra fredda” e hanno affermato che oggi l’alleanza sino-russa è molto più forte e salda di quella di allora.
4. Gas. Putin ha promesso a Xi Jinping un contratto per la fornitura di gas dall’estremo oriente russo alla Cina. Il contratto è pronto e sarà firmato prossimamente. Il presidente russo ha assicurato al leader cinese la fornitura di dieci miliardi di metri cubi di gas all’anno.
5. Altri accordi. Non solo gas, ma anche scambi commerciali in almeno quindici settori economici diversi. Tra questi sono previsti memorandum per rendere compatibili i sistemi di geolocalizzazione diversi e gli investimenti nella green economy.
Il comunicato del Cremlino