Alle origini della crisi in Europa orientale e in Ucraina. Il tradimento dello spirito di Malta e dell’annuncio del segretario di Stato James Baker.
Dopo la fine della Guerra Fredda c’è un accordo per prevenire le crisi tra Nato e Russia in Europa orientale. Possiamo definirlo il “fattore Baker” dal nome del segretario di Stato Usa, James Baker appunto, durante l’amministrazione di George Bush (1988-1992).
La vicenda risale al vertice di Malta del 1991 tra il presidente degli Stati Uniti e quello della Russia Michail Gorbacev.
Il muro di Berlino era caduto da poco. Nel summit Bush convinse Gorbacev a accettare che la Germania unita entrasse nella Nato. In cambio, promise che l’alleanza atlantica non avrebbe esteso la sua influenza oltre la vecchia cortina di ferro. Nella conferenza stampa entrambi i presidenti rilasciarono una dichiarazione che sembrava una svolta epocale: la Russia si impegnava a non intervenire in Europa orientale a sostegno dei Paesi comunisti; gli Stati Uniti non avrebbero approfittato di questa situazione per avere vantaggi.
Era il mondo in cui da poco si era sciolto il Patto di Varsavia a est, mentre si decideva che le truppe Nato non potevano essere stanziate nei territori della ex-Germania democratica, che veniva unita con quella occidentale.
Il lavoro diplomatico più importante in quel summit fu fatto dal segretario di Stato Usa James Baker. Il capo della diplomazia americana disse a Gorbacev che la Nato non si sarebbe estesa di un pollice a est. Non solo. Baker annunciò che la Russia rinunciava alla sua egemonia sull’Europa orientale e gli Stati Uniti non ne avrebbero approfittato per estendere la loro influenza sulla regione.
Quelle parole pronunciate dal grande segretario di Stato americano ricordano ancora oggi lo spirito di Malta e risuonano come un monito pesante sugli avvenimenti successivi. Quello spirito di una nuova prospettiva di stabilità, incarnato da quelle parole, fu tradito dai fatti e dagli avvenimenti degli anni seguenti.
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