Il primo ministro israeliano convoca una riunione ristretta del gabinetto di sicurezza per finalizzare l’operazione su Gaza. Zamir, capo di stato maggiore, illustra le opzioni possibili.
Mentre il conflitto nella Striscia di Gaza continua a intensificarsi, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha convocato una riunione ristretta del gabinetto di sicurezza per discutere i prossimi passi della strategia militare. Alla riunione hanno partecipato il ministro della Difesa Israel Katz, il capo di Stato maggiore delle Forze di difesa israeliane (IDF) Eyal Zamir, il ministro per gli Affari strategici Ron Dermer e il generale di divisione Itzik Cohen, capo della Direzione Operazioni delle IDF.
Durante l’incontro, Zamir ha presentato diverse opzioni operative per la prosecuzione della guerra a Gaza. L’obiettivo è finalizzare un piano da sottoporre nei prossimi giorni a un più ampio incontro di governo già annunciato da Netanyahu. Intanto, in una nota diffusa dall’ufficio del premier israeliano si riporta che l’esercito israeliano è pronto a eseguire qualunque decisione presa dal gabinetto di sicurezza.
Tensioni con lo Stato maggiore
Nonostante le intenzioni del premier, si registrano profonde fratture all’interno della leadership militare. Secondo l’emittente Ynet, il capo di Stato maggiore Eyal Zamir si opporrebbe all’allargamento delle operazioni militari, ritenendole insostenibili per le truppe esauste. Come segnale di dissenso, avrebbe bloccato l’estensione automatica di quattro mesi per i riservisti, alleggerendo così il carico operativo sul personale militare.
In un clima politico già acceso, è arrivato anche l’attacco pubblico di Yair Netanyahu, figlio del premier, che su X ha accusato Zamir di “orchestrare un colpo di Stato militare”, commentando un post del giornalista Yossi Yehoshua critico verso l’espansione dell’offensiva. “Si tratta di una ribellione degna di una Repubblica delle banane”, ha scritto Yair Netanyahu, riaccendendo la polemica interna.
Sponda americana e strategie condivise
Secondo fonti di Ynet, gli Stati Uniti avrebbero dato il via libera a una nuova operazione militare contro Hamas. Il presidente Donald Trump – secondo l’emittente – avrebbe espresso sostegno alla linea dura di Netanyahu, convinto che Hamas non intenda negoziare. Fonti dell’ufficio del premier riferiscono che Israele è pronta ad agire anche in aree finora evitate per non colpire ostaggi. “Hamas non rilascerà più ostaggi senza la nostra resa completa, ma noi non ci arrenderemo”, hanno dichiarato i funzionari.
Israele apre al commercio privato: nuovo meccanismo per gli aiuti
Parallelamente, Israele ha annunciato un nuovo meccanismo per l’ingresso di merci nella Striscia di Gaza, questa volta attraverso il settore commerciale privato. A renderlo noto è il Coordinatore delle attività governative nei territori (COGAT), che su X ha spiegato come questa decisione punti a ridurre la dipendenza dagli aiuti internazionali, aumentando l’efficienza della distribuzione.
Secondo quanto comunicato, solo un numero limitato di commercianti locali approvati potrà far entrare beni come alimenti di base, prodotti per l’igiene e cibo per bambini. Tutte le merci saranno sottoposte a controlli di sicurezza e i pagamenti avverranno esclusivamente tramite bonifici bancari, sotto stretta supervisione.
Aiuti umanitari dagli Emirati: numeri record
Nel frattempo, gli Emirati Arabi Uniti continuano a fornire aiuti umanitari alla popolazione di Gaza. L’ottava nave umanitaria, la “Khalifa”, è approdata nel porto egiziano di El Arish con a bordo oltre 7.000 tonnellate di generi alimentari, medicinali, materiali medici e per rifugi.
Secondo l’agenzia WAM, finora gli Emirati hanno inviato aiuti per un valore di 1,5 miliardi di dollari, evacuato oltre 2.600 persone da Gaza e sostenuto il funzionamento di sei impianti di desalinizzazione, capaci di fornire fino a due milioni di galloni d’acqua al giorno.
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