Dalla Rhodesia allo Zimbabwe: una storia di colonialismo, guerra e indipendenza.
Origini coloniali: la nascita della Rhodesia
La storia della Rhodesia ha inizio alla fine del XIX secolo, nel contesto dell’espansione coloniale europea in Africa. L’area oggi nota come Zimbabwe fu abitata per secoli da vari gruppi etnici africani, tra cui gli Shona e i Ndebele. Nel 1888, Cecil Rhodes, un magnate britannico e figura centrale nell’espansione dell’Impero britannico, ottenne dai capi locali concessioni minerarie per la British South Africa Company (BSAC).
Nel 1890, la BSAC guidò una spedizione di coloni europei nell’odierno Zimbabwe, fondando la città di Salisbury (oggi Harare). L’area fu ufficialmente colonizzata come “Sud Rhodesia”, in onore di Cecil Rhodes, e divenne un protettorato britannico. Nel frattempo, il Nord Rhodesia (oggi Zambia) veniva colonizzato con un processo simile.
La Rhodesia del Sud e il dominio bianco
Nel 1923, la Rhodesia del Sud ottenne l’autogoverno come colonia britannica con una forte maggioranza bianca al potere, mentre la popolazione africana veniva sistematicamente esclusa dalla vita politica ed economica. Le terre più fertili vennero riservate ai coloni europei, e vennero imposte leggi razziste che limitavano i diritti degli africani.
Nel 1953, la Rhodesia del Sud fu unita alla Rhodesia del Nord e al Nyasaland (oggi Malawi) nella Federazione dell’Africa Centrale, un esperimento politico che fallì nel 1963 a causa delle crescenti pressioni indipendentiste africane.
La dichiarazione unilaterale d’indipendenza (UDI)
Nel 1965, il primo ministro della Rhodesia del Sud, Ian Smith, leader di un governo dominato dai bianchi, proclamò l’indipendenza unilaterale dalla Gran Bretagna (Unilateral Declaration of Independence, UDI). L’obiettivo era mantenere il controllo politico in mano alla minoranza bianca, nonostante le crescenti richieste di maggioranza africana per l’autodeterminazione.
Il Regno Unito e la comunità internazionale non riconobbero la legittimità della nuova “Rhodesia”, imponendo sanzioni economiche. Ne seguì un lungo periodo di isolamento internazionale.
La guerra di liberazione (Chimurenga)
Negli anni ’70, la situazione divenne sempre più tesa. Due principali movimenti di guerriglia nera – lo ZANU (Unione Nazionale Africana dello Zimbabwe), guidato da Robert Mugabe, e lo ZAPU (Unione Popolare Africana dello Zimbabwe), guidato da Joshua Nkomo – iniziarono una guerra armata contro il regime di Smith. Questo conflitto divenne noto come la Seconda Chimurenga (la “lotta di liberazione”).
La guerra durò più di un decennio, causando migliaia di morti e un profondo deterioramento della situazione economica e sociale del paese.
L’indipendenza e la nascita dello Zimbabwe
Nel 1979, dopo anni di guerra e pressioni internazionali, si giunse agli Accordi di Lancaster House a Londra. Ian Smith accettò di tornare temporaneamente sotto il governo britannico per permettere elezioni democratiche.
Nel 1980, si tennero le prime elezioni libere. Robert Mugabe vinse con un’ampia maggioranza e divenne il primo primo ministro dello Zimbabwe, il nuovo nome del paese indipendente. Il nome fu scelto in riferimento all’antico Regno di Grande Zimbabwe, simbolo di orgoglio e civiltà africana.
Il 18 aprile 1980, lo Zimbabwe divenne ufficialmente uno stato indipendente, ponendo fine a quasi un secolo di dominio coloniale e di apartheid interno.
Conclusione
La transizione dalla Rhodesia allo Zimbabwe rappresenta una delle vicende più emblematiche del processo di decolonizzazione africana. È una storia complessa fatta di oppressione coloniale, resistenza, guerra e rinascita nazionale. Sebbene l’indipendenza abbia segnato un punto di svolta, le sfide per lo Zimbabwe non si sono fermate con la fine del regime bianco, ma hanno continuato a evolversi nel corso dei decenni successivi.


