Cos’è lo slow journalism

La rivoluzione giornalistica al tempo di internet si chiama Slow Journalism. Un modo diverso di fare giornalismo senza inseguire l’istantismo del web.

Il pensiero nuovo del giornalismo al tempo del web si chiama slow journalism. Più che un pensiero nuovo è una filosofia. Si scrive un articolo prendendosi tutto il tempo necessario a produrre pezzi di grande qualità. È una concezione editoriale diversa da quella attuale che punta a pubblicare articoli a tutta velocità per stare al passo di internet. Redazione slow per lettori esigenti che cercano report approfonditi da leggere con calma. Lo slow journalism non si occupa della notizia da rilanciare. Perché ci sono già migliaia di testate e blog che ne parlano, spesso con titoli che sono la fotocopia l’uno dell’altro. Il giornalismo lento al contrario spiega il perché di una notizia, approfondendo il tema è aiutando il lettore a una migliore comprensione.

A lanciare questo modo di fare giornalismo è stato prima di tutti il magazine britannico Slow Journalism. E’ una pubblicazione trimestrale che riprende gli eventi e i fatti degli ultimi 90 giorni, approfondendoli in modo da offrire al lettore diversi punti di vista. Lo spirito è sempre quello di essere un magazine indipendente. Ciascun tema è analizzato e raccontato tenendo la distanza dalle connotazioni politiche o da pensieri unici.

Slow Journalism nasce quindi come un modello di giornalismo contrapposto all’istantismo o fast journalism dei tempi di internet. Un ritorno al giornalismo 1.0 nel mondo del 2.0 o 3.0.

Il primo a parlarne è stato nel 2011 il professor Peter Laufer nel suo libro Slow News: A Manifesto for the Critical News Consumer. Edito dalla Oregon State University Press. In Italia a marzo 2019 è uscito il libro dei giornalisti Daniele Nalbone e Alberto Puliafito Slow Journalism – Chi ha ucciso il giornalismo? Fandango Libri.

E un progetto italiano di “giornalismo lento” è nato nel 2014 grazie proprio a Alberto Puliafito con il magazine Slow News. Un bell’esempio di serietà giornalistica e si legga il manifesto del magazine per capirlo.

In Europa e Stati Uniti i magazine e piattaforme digitali di slow journalism hanno iniziato a diffondersi negli ultimi anni. Leggete questo interessante post che racconta di alcune esperienze danesi e britanniche riportando anche i profitti positivi ottenuti dai sottoscrittori. Lo slow journalism insomma cresce velocemente.

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