La rappresaglia è uno strumento tradizionale nella vita internazionale. Vediamo cos’è e come si usa.
Cos’è una rappresaglia? Ascoltiamo e leggiamo spesso questa parola nella cronaca internazionale. Chi studia le scienze internazionali si imbatte nel concetto di rappresaglia di frequente.
La rappresaglia è la reazione ad un comportamento illecito commesso da uno Stato. Il suo scopo è di costringere quello Stato a cessare la sua condotta. Oppure di punirlo o di chiedere una riparazione, cioè un risarcimento del danno causato.
Può essere di due tipi: pacifica o armata. Quella pacifica esclude la minaccia o uso della forza. Casi tipici sono la disapplicazione di un trattato, il non rispetto di una norma internazionale, l’espulsione di cittadini stranieri o di diplomatici. Quella armata consiste in ogni azione condotta con l’uso della forza contro lo Stato autore dell’illecito.
Quando uno Stato usa la rappresaglia pacifica o armata? Il diritto internazionale non specifica in quale caso si debba ricorrere alla prima o alla seconda. Prevede solo alcuni criteri generali che gli Stati devono seguire.
Nella vita internazionale antecedente la prima guerra mondiale non esisteva alcun limite al ricorso alla rappresaglia e al modo in cui si attuava. Solo un giurista italiano, il toscano Dionisio Anzilotti, sosteneva che anche prima le rappresaglie con uso della forza avevano gli stessi limiti e divieti che incontravano se compiute in tempo di guerra. Per esempio non si potevano colpire luoghi di valore artistico o di culto.
Dopo la prima guerra mondiale, le cose cambiano e gli Stati si convincono a limitare il ricorso alle rappresaglie.
A questo riguardo fu esemplare il caso Naulilaa che contrappone Germania e Portogallo. Nel 1914, a guerra già scoppiata, soldati tedeschi avanzano dall’Africa sud-occidentale verso l’Angola (colonia portoghese). Il Portogallo è ancora neutrale. I delegati tedeschi si incontrano alla frontiera angolana, nei pressi di Naulilaa, per discutere su importazione di cibi e altre questioni con i portoghesi. Nel negoziato due ufficiali tedeschi e l’interprete vengono uccisi. Il grande giurista Antonio Cassese scrive che probabilmente fu dovuto all’incompetenza dell’interprete che generò un malinteso. Come rappresaglia truppe tedesche attaccarono il presidio di Naulilaa e uccisero tutti i soldati portoghesi.
La questione finì davanti al Tribunale Arbitrale Speciale che nel 1928 stabilì che le rappresaglie:
- sono atti che sarebbero illeciti ma diventano leciti per il fatto di essere una reazione a un comportamento internazionale illecito;
- sono limitate da considerazioni umanitarie e della buona fede;
- non devono essere eccessive (cioè non devono essere sproporzionate rispetto al torto subito);
- prima della rappresaglia deve esserci una richiesta di soluzione pacifica;
Infine, il concetto di rappresaglia si collega a quello di legittima difesa. Per approfondire la questione consiglio la lettura di questo post.