Cosa succede in Russia: come Putin diventa zar a vita

Cosa succede in Russia

Le tappe della riforma costituzionale che consente a Putin di stare al potere fino al 2036. Cosa succede in Russia?

Cosa hanno in comune Vladimir Putin e alcuni leader africani?  Una riforma della Costituzione che consente di fare il presidente a vita. In Africa è una prassi consolidata, con poche eccezioni, cambiare la carta costituzionale per superare i limiti di mandato presidenziale previsti e candidarsi di nuovo nella competizione elettorale. I due mandati consecutivi spesso diventano tre o quattro, con un’estensione temporale che istituzionalizza la figura del “presidente eterno”.

Senza scomodare l’Africa anche l’Europa assiste a simili processi. Succede in Russia dove Putin diventa lo zar eterno dopo l’invenzione di una riforma costituzionale che gli permetterà di fare il presidente fino al 2036, anno in cui Vladimir avrà superato gli ottant’anni di età.


La road map della riforma di Putin

Cosa succede in Russia? Putin è sempre più vicino a essere lo zar a vita del Paese. L’opposizione è divisa e senza molte possibilità di visibilità, i suoi leader sono spesso incarcerati o sotto processo. La trasparenza di Mikhail Gorbacev è stata dimenticata. Un uomo solo è al comando. Lo zar Vladimir prova, e ci riesce, a fare il colpo grosso. Una riforma della Costituzione che lo fa restare in carica a vita. Vediamo le tappe di questo percorso.

Lo scorso 16 marzo, il presidente Putin si presenta nella Duma (il Parlamento russo) per proporre un nuovo emendamento che consente al presidente di superare il limite costituzionale dei due mandati presidenziali di sei anni ciascuno. La scadenza del secondo mandato di Vladimir Putin è il 2024. In quell’anno, dovrebbe ritirarsi. L’emendamento però gli dà la possibilità di ricandidarsi per altri sei anni e poi ulteriori successivi sei. Quindi, fino al 2036. Per ora Putin non ha mai detto di pensare a una ricandidatura. Ma la sua volontà appare scontata. Così come la sua rielezione. Ha 67 anni e nel 2036 ne avrà 83 governando il Paese, con ruoli diversi, da 37 anni. Un primato degno di gente come Mugabe, il presidente dello Zimbabwe scomparso di recente.

La questione del raddoppio del mandato presidenziale finisce alla Corte Costituzionale, come prevede il percorso di revisione della Costituzione. La Corte Suprema della Russia, il 18 marzo, dà il via libera all’emendamento, approvando un pacchetto di emendamenti tra cui c’è anche quello sostenuto dal governo. Il parere della Corte è riportato in un documento di 52 pagine che è stato pubblicato il 23 marzo sul sito web della massima istituzione giuridica russa.


Cosa fa l’opposizione

Da una parte l’opposizione attacca duro ma stenta a farsi sentire. La maggioranza di Putin invece sostiene il presidente e fa cerchio attorno a lui. Il capo della Camera Alta del Consiglio Federale russo ha detto che Putin ha fatto la scelta giusta e che è il leader che ha permesso alla Russia di rialzarsi dopo essere stata messa in ginocchio.

Dura la replica dell’opposizione, che organizza da settimane sit-in e manifestazioni di protesta nelle piazze e davanti alle sedi istituzionali. Il leader dell’opposizione russa Alexei Navalny, più volte fatto arrestare e incarcerato, punta il dito contro il capo del Cremlino e lo accusa di volersi assicurare la poltrona del potere per altri 12 anni, governando così complessivamente per un periodo più lungo del dittatore sovietico Joseph Stalin. Le proteste consentite in Russia sono solo quelle in forma di picchetti. Per tutte le altre occorre una specifica autorizzazione.

La grande manifestazione promossa a Mosca contro la riforma aveva avuto l’adesione di 5000 persone, un numero che dimostra la debolezza di visibilità e comunicazione dell’opposizione. L’evento è poi stato soppresso dalle autorità governative per i pericoli legati alla diffusione del Coronavirus.

La penna però ha più successo della piazza. Va infatti meglio con una petizione di firme contro la riforma di Putin. Più di 18.000 russi hanno firmato contro una revisione costituzionale “politicamente e eticamente inaccettabile”. Tra loro anche molti rappresentanti del mondo della scienza. del giornalismo e della letteratura. Tutti consapevoli che la minaccia di una profonda crisi costituzionale e di un colpo di mano penda sul Paese.


Crisi politica di Putin?

Le elezioni politiche del 9 settembre 2019 hanno dato segnali negativi a Putin. Il voto amministrativo delle elezioni in Russia fotografa la crisi di Russia Unita, il partito di Vladimir Putin, conferma la strategia del voto intelligente messa in campo dall’opposizione, mostra che l’esclusione dalla candidatura di moltissimi candidati anti-Putin non paga, registra un crollo vertiginoso dell’affluenza. Probabile che il capo del Cremlino abbia timore di perdere ancora influenza e potere e quindi giochi la carta costituzionale per mantenere ruolo e potere.

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