Dal terzo mondo al non-allineamento attivo: analisi di un blocco plurale e strategico.
Il termine “Global South” è diventato onnipresente nel dibattito sulle relazioni internazionali, spesso utilizzato in modo intercambiabile con categorie superate come “Paesi in via di sviluppo” o l’ormai storico “Terzo Mondo”. Tuttavia, il Global South non è un’area geografica ben definita (non include l’Australia e la Nuova Zelanda, pur essendo nell’emisfero sud, ma include la Cina e l’India).
Cos’è l’economia dello sviluppo
Questo articolo si propone di andare oltre la superficialità mediatica per definire cosa rappresenta veramente questo blocco emergente, analizzandone la storia comune, il ruolo geopolitico cruciale e gli interessi economici che lo rendono l’ago della bilancia nel nascente ordine mondiale multipolare.
1. Dal terzo mondo alla nuova etichetta: storia e identità del Global South
Per comprendere il Global South, dobbiamo capirne l’evoluzione storica.
La nascita post-coloniale: la linea Brandt e la divisione
La radice del concetto affonda nella divisione nord-sud, visualizzata negli anni ’80 dalla Linea Brandt (proposta da Willy Brandt, ex Cancelliere tedesco), che tagliava il mondo in base al PIL pro-capite, contrapponendo i Paesi ricchi (Nord) a quelli in via di sviluppo (Sud).
Il Global South eredita l’identità del “terzo mondo” emerso durante la Guerra Fredda. Non era né allineato con il blocco occidentale (primo mondo) né con quello sovietico (secondo mondo), ma era un’entità che condivideva una storia di colonialismo, neocolonialismo e disparità economiche strutturali.
Il significato attuale: non un luogo, ma una condizione politica
Oggi, il Global South è meglio definito come un concetto geopolitico, storico e di sviluppo (come suggeriscono molti analisti), che accomuna circa 134 Paesi (come quelli del Gruppo dei 77 all’ONU).
Ciò che unisce questi Paesi è:
- Una storia interconnessa di sfruttamento e relazioni di dipendenza.
- Il desiderio di riformare le istituzioni internazionali nate dopo la Seconda Guerra Mondiale (ONU, FMI), percepite come dominate dall’Occidente.
- Una rivendicazione di maggiore autonomia nelle decisioni di politica estera (non allineamento).
2. L’illusione dell’omogeneità: le linee di faglia interne
È cruciale non cadere nell’errore di considerare il Global South un’entità unica. Come sottolineato da esperti internazionali, è un termine plurale e pluralista.
Vaste disparità e interessi in contrasto
Il blocco include:
- Grandi potenze regionali: Brasile, India (che ha ospitato il summit “Voice of the Global South”), Sudafrica, e Cina (la cui inclusione è dibattuta).
- Stati ricchi del Golfo: stati con PIL elevati ma che condividono il desiderio di maggiore influenza geopolitica.
- Stati a basso reddito: nazioni africane o asiatiche con demografie esplosive.
Queste entità hanno spesso interessi economici e rivalità regionali in netto contrasto (si pensi alla rivalità tra India e Cina o Pakistan). La loro unione è spesso pragmatica e tematica, non ideologica.
3. Ruolo geopolitico: il non-allineamento attivo e il mondo multipolare
L’affermazione del Global South è il sintomo più evidente della transizione da un ordine unipolare (guidato dagli USA post-Guerra Fredda) a un mondo multipolare.
- Non allineamento: La maggior parte di questi Paesi rifiuta di schierarsi in modo netto nel confronto tra l’Occidente (USA/Europa) e la Russia/Cina, adottando una posizione di non-allineamento attivo. Questo non significa neutralità, ma la volontà di mantenere relazioni economiche e strategiche con tutte le potenze per massimizzare i propri benefici nazionali.
- Voto Onu e sanzioni: Questo blocco spesso vota in modo compatto contro le risoluzioni a guida occidentale o si astiene, dimostrando la diminuzione della capacità dell’Occidente di imporre narrazioni o sanzioni unilaterali.
- Forum di cooperazione: L’importanza di forum come i BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica + nuove adesioni) cresce esponenzialmente come piattaforma alternativa al G7.
4. Interessi economici: clima, debito e riforma istituzionale
Gli interessi che più uniscono il Global South sono di natura economica e ambientale:
- Crisi climatiche: sono le nazioni più colpite dal cambiamento climatico, ma quelle che contribuiscono meno alle emissioni. Per questo, rivendicano un maggior sostegno finanziario dai Paesi storicamente più inquinanti del nord globale.
- Crisi del debito: molti Paesi, in particolare in Africa e America Latina, sono strozzati dal debito estero (un’eredità dei “lunghi anni Ottanta”), spingendo per una riforma del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e della Banca Mondiale.
- Investimenti infrastrutturali: il Global South è il principale destinatario degli investimenti infrastrutturali e dei prestiti cinesi (Belt and Road Initiative), che offrono un’alternativa ai tradizionali prestiti occidentali, sebbene con nuove dinamiche di dipendenza.
Il Global South e il Futuro delle Relazioni Internazionali
Il Global South non è un abbozzo geografico, ma un’espressione di ambizione politica e desiderio di rappresentanza equa sulla scena mondiale. La sua crescente affermazione costringe l’Occidente a ricalibrare il proprio approccio, passando dall’imposizione unilaterale a una simmetria variabile, dove la cooperazione è tematica e non ideologica. Ignorare la complessità e la pluralità di questo blocco significa perdere la comprensione del nuovo mondo multipolare che si sta definendo.



