
Cosa manca ancora per completare il processo di integrazione europea? Il Trattato di Lisbona (2009) aveva segnato un passo in avanti sulla strada dell’integrazione europea. La crisi economica ha dimostrato però tutta la debolezza dell’Unione Europea, un processo di integrazione incompiuto che lascia lacune economiche, sociali, politiche.
- Va eliminato il diritto di veto. Nel Trattato di Lisbona è stato previsto il voto a maggioranza nel Parlamento Europeo e nella Commissione Europea. Invece, il Consiglio Europeo deve decidere all’unanimità. Una pratica difficile se si pensa che ogni Stato membro ha diritto a un rappresentante. Il Consiglio Europeo è quindi un organi composto da 28 rappresentanti (27 quando uscirà con Brexit la Gran Bretagna) rendendo difficile una presa di posizione che metta d’accordo tutti. Il Consiglio Europeo approva all’unanimità il bilancio.
- Politica fiscale. E’ il grande limite al processo di integrazione europea e alla costruzione degli Stati Uniti d’Europa. Il sistema Europa non può basarsi su due leve tenute in mani diverse. La politica monetaria è manovrata e gestita a livello sovranazionale dalla Banca Centrale Europea. Quella fiscale rimane nelle mani degli Stati. Spesso le due politiche vanno per conto proprio senza coordinamento. Occorre portare a livello sovranazionale anche le decisioni fiscali superando la frammentazione e le gelosie statali.
- Governo Europeo. C’è bisogno di un vero e proprio governo europeo autorevolmente riconosciuto dai Paesi membri e con potere decisionale nei settori strategici come la politica estera, la politica giudiziaria e della sicurezza (forze di polizia), la politica economica. Oggi questo governo europeo manca. Nella politica estera, per esempio, ogni scelta dipende dalle decisioni e dai veti dei singoli governi.