Le sanzioni che Trump ha imposto alle società petrolifere russe danno i primi effetti. Cina e India sospendono l’acquisto di petrolio russo. Le majors statali cinesi e le raffinerie indiane congelano le forniture di greggio.
Come annunciato il giorno prima, gli Stati Uniti hanno usato la mano pesante imponendo sanzioni dure contro la Russia. E’ lo stesso Donald Trump a rendere noto che le sanzioni colpiscono le due più potenti società petrolifere russe: Rosneft, Lukoil e loro controllate. Vladimir Putin ha provato a minimizzare, ma con poca convizione, la decisione americana. A parte i deliri del solito Dmitrj Medvedev, che ha definito la scelta Usa un atto di guerra contro Mosca, al Cremlino qualche preoccupazione comincia a farsi sentire.
Lo schiaffo ai russi è arrivato dalla Cina. Le principali società petrolifere statali hanno annunciato di sospendere gli acquisti di petrolio russo dopo le sanzioni di Trump. La seconda sberla arriva dall’India, il maggiore acquirente di petrolio russo trasportato via mare. Le raffinerie indiane sono pronte a ridurre drasticamente le loro importazioni di greggio da Mosca, per conformarsi alle sanzioni imposte dagli Stati Uniti.
Un brusco calo della domanda di petrolio da parte dei due maggiori clienti russi metterà a dura prova le entrate petrolifere di Mosca e costringerà i principali importatori mondiali a cercare forniture alternative, facendo salire i prezzi globali. Le compagnie petrolifere nazionali cinesi PetroChina, Sinopec, CNOOC e Zhenhua Oil si asterranno dal commerciare petrolio russo trasportato via mare, almeno nel breve termine, a causa della preoccupazione per le sanzioni, riporta l’agenzia Reuters.
La Cina importa via mare 1,4 milioni di barili di petrolio al giorno. Una perdita pesante per Mosca se Pechino, ma anche New Dehli, dovessero confermare questa linea.
