Nella vita internazionale si ricorre spesso al riconoscimento di uno Stato da parte di altri. Ma cos’è il riconoscimento di uno Stato?
Per diventare un soggetto internazionale occorre un unico e solo requisito. Ci vuole un’organizzazione di governo che esercita in maniera effettiva e indipendente il potere su una comunità territoriale. Sono dunque tre gli elementi in gioco: un territorio, una popolazione e un governo che ha il potere sulla comunità in quel territorio.
Non serve alcun altro requisito per diventare un attore della comunità internazionale e essere sottoposto alle regole del diritto internazionale.
Non è quindi necessario che quell’organizzazione di governo sia riconosciuta da altri Stati. Il riconoscimento di uno Stato, così come il non riconoscimento, da parte di un altro Stato è un atto lecito ma che non comporta alcuna conseguenza giuridica.
Dunque, come hanno ricordato celebri studiosi del diritto internazionale (Quadri, Conforti, Cassese), la pratica del riconoscimento rientra nella sfera della politica. Che uno Stato riconosca o meno un altro non impedisce l’acquisizione dello status giuridico.
Con il riconoscimento, un governo manifesta la volontà di avviare relazioni diplomatiche, economiche e commerciali, stringere rapporti amichevoli, concludere accordi.
Può essere di due tipi: il riconoscimento de iure e quello de facto. Nel primo caso si dà un’intensità maggiore in quanto avviene con una dichiarazione verbale o scritta. Nel secondo caso, un governo si comporta nei fatti come se avesse riconosciuto quel governo senza avere fatto alcuna dichiarazione formale.
Il primo caso è ben rappresentato dagli Accordi di Abramo con cui Israele e Emirati Arabi Uniti, e successivamente Barhein, si sono riconosciuti reciprocamente. Il secondo caso è quello di Cina e Russia con l’Afghanistan talebano. Sebbene non sia ancora avvenuto un riconoscimento formale, i due Paesi si comportano come se l’avessero già riconosciuto.
Se il riconoscimento non ha alcun valore giuridico, di conseguenza non è un atto costitutivo della personalità giuridica di uno Stato. In questo modo, cade la tesi secondo cui gli altri Stati già preesistenti abbiano un potere di ammissione di un nuovo Stato all’interno della comunità internazionale. Vale però la pena ricordare, come sostenuto da alcuni studiosi, che il riconoscimento diventa perlomeno una valutazione sul fatto che un nuovo Stato meriti o meno di avere la soggettività internazionale.