Bukele apre alla rielezione a vita: svolta autoritaria in El Salvador

Il Parlamento salvadoregno approva modifiche costituzionali che permettono la rielezione indefinita del presidente. L’opposizione denuncia la fine della democrazia.

Il presidente di El Salvador, Nayib Bukele, compie un nuovo e controverso passo verso la concentrazione del potere. Giovedì, l’Assemblea Legislativa del paese ha approvato un pacchetto di riforme costituzionali che apre la strada alla rielezione presidenziale indefinita e all’estensione dei mandati da cinque a sei anni. Un cambiamento epocale, promosso dal partito di governo Nuove Idee, che secondo l’opposizione rappresenta la morte della democrazia salvadoregna.

Una riforma lampo

Le modifiche, proposte dalla deputata Ana Figueroa del partito Nuove Idee, sono state approvate rapidamente grazie alla supermaggioranza di cui gode la coalizione di governo in Parlamento: 57 voti a favore, solo 3 contrari. Tra le novità, anche l’eliminazione del secondo turno elettorale, che finora assicurava un minimo di competitività democratica.

“La presidenza era l’unica carica esclusa dalla possibilità di rielezione”, ha dichiarato Figueroa, sostenendo che il cambiamento mette fine a un’anomalia nel sistema politico salvadoregno. Ma per l’opposizione, si tratta dell’ennesimo colpo inferto allo Stato di diritto.

Un lungo percorso verso l’accentramento del potere

Il percorso verso la deriva autoritaria di Bukele non è nuovo. Nel 2021, poco dopo aver ottenuto la maggioranza in Parlamento, i deputati del suo partito hanno rimosso i giudici della Corte Costituzionale che si erano opposti a un secondo mandato presidenziale. I nuovi magistrati, scelti dal governo, hanno prontamente autorizzato Bukele a ricandidarsi, ignorando il divieto esplicito previsto dalla Costituzione.

Il risultato è stato schiacciante: Bukele ha vinto la rielezione nel 2024 con un margine ampio, cavalcando la popolarità ottenuta grazie alla sua guerra spietata contro le gang, che ha portato a decine di migliaia di arresti e alla sospensione di diversi diritti costituzionali.

Un presidente amato (ma temuto)

Autodefinitosi “il dittatore più cool del mondo”, Bukele gode di un sostegno popolare altissimo, soprattutto tra i giovani e le fasce popolari. La sua strategia securitaria, spesso criticata da osservatori internazionali per le violazioni dei diritti umani, ha riportato un’apparente tranquillità nelle strade del paese.

Tuttavia, dietro l’efficacia apparente, si nasconde un uso sistematico del potere per zittire il dissenso. Solo negli ultimi mesi, il governo ha fatto arrestare avvocati critici e attivisti, mentre una delle principali organizzazioni per i diritti umani ha annunciato il trasferimento delle sue attività all’estero, denunciando una “ondata di repressione”.

Trump, Biden e il nuovo contesto geopolitico

Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, avvenuto nel gennaio 2025, ha offerto a Bukele una nuova sponda internazionale. Il presidente salvadoregno ha rapidamente capitalizzato sulla situazione, offrendosi di accogliere oltre 200 migranti deportati da altri paesi in una nuova prigione destinata ai membri delle gang.

Durante l’amministrazione Biden, Washington aveva inizialmente espresso preoccupazione per la concentrazione di potere a San Salvador. Ma col passare del tempo, la posizione si è fatta sempre più cauta, lasciando campo libero alle ambizioni di Bukele.

Le critiche dell’opposizione

Durante il dibattito parlamentare, la deputata Marcela Villatoro, appartenente al partito Alleanza Repubblicana Nazionalista (ARENA), ha lanciato un duro monito:

“La democrazia in El Salvador è morta! L’indefinita rielezione porta all’accumulo di potere, alla corruzione e alla paralisi della partecipazione politica.”

Una visione completamente opposta rispetto a quella della vicepresidente dell’Assemblea, Suecy Callejas, che ha difeso le riforme sostenendo che il potere è tornato “nelle mani del popolo salvadoregno”.

Un nuovo ciclo elettorale anticipato?

Un’altra modifica sostanziale prevede che l’attuale mandato di Bukele, che dovrebbe concludersi nel 2029, finisca invece nel 2027. In questo modo, le elezioni presidenziali e parlamentari verrebbero allineate e Bukele potrebbe presentarsi per un nuovo mandato di sei anni due anni prima del previsto.

La mossa, presentata come una razionalizzazione amministrativa, appare invece come un ulteriore passaggio strategico per consolidare il potere e approfittare del suo momento di massimo consenso.

Effetto Bukele in America Latina

Il “modello Bukele” comincia a fare scuola anche altrove. In vari paesi della regione, alcuni leader politici stanno cercando di replicare la sua combinazione di autoritarismo soft, repressione mirata e retorica populista.

Ma se da un lato il presidente salvadoregno è riuscito a ottenere risultati sul piano della sicurezza, dall’altro il prezzo democratico rischia di essere altissimo.

Conclusioni: tra consenso popolare e rischi sistemici

Il cambiamento costituzionale approvato in El Salvador è molto più di un semplice aggiornamento delle regole elettorali. Rappresenta una svolta sistemica che potrebbe ridefinire il futuro politico del paese.

Bukele gode ancora di un consenso straordinario, ma il rischio di un sistema sempre meno pluralista e sempre più personalistico è reale. La storia insegna che i leader forti, se non bilanciati da istituzioni solide, finiscono per diventare padroni assoluti. E in El Salvador, oggi più che mai, questo scenario sembra sempre più vicino.

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