I Brics saranno la terza potenza mondiale
Johannesburg. Foto di Misio (Pixabay)

Non solo Europa e Stati Uniti. Il terzo attore sullo scacchiere internazionale sono i paesi Brics, che rappresentano quasi la metà della popolazione globale e più di un terzo del Pil del pianeta. Saranno i Brics la terza potenza mondiale.

Il vertice di Johannesburg dei paesi Brics ha mandato segnali geopolitici importanti all’Occidente. Il gruppo delle cinque economie emergenti (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) lavora per un multilateralismo diverso, un nuovo ordine internazionale e un sistema economico-finanziario “de-dollarizzato”. Soprattutto si candidano per un ruolo globale. Saranno i Brics la terza potenza mondiale dopo Stati Uniti e Europa?

Vediamo quali sono stati i punti più importanti del recente vertice sudafricano dei Brics.

Allargamento dei Brics

Se ne parla da anni e finalmente a Joahnnersburg è stato fatto il primo passo per allargare il perimetro Brics. Le domande per entrare in questa organizzazione informale di Paesi “non allineati” (per usare un’espressione da Guerra Fredda) sono una ventina. Solo sei sono stati ammessi a farne parte dal 1 gennaio 2024. Si tratta di Etiopia, Argentina, Iran, Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi Uniti. Con l’ingresso di questi nuovi Stati, i Brics coprono quasi la metà della popolazione mondiale (47%) e il 36% del Pil globale. Tre delle new entry hanno instabilità economica rilevante. Come il caso dell’Argentina che affronta una situazione di alti tassi di inflazione e una forte crisi economica. Anche l’Egitto vive nella morsa dell’inflazione, mentre l’Etiopia è in perenne crisi economica. A controbilanciare questa instabilità ci sono i tre Paesi del Golfo che di problemi economici ne sentono solo parlare.

Tutti pazzi per i Brics

La geopolitica dell’ampliamento dei Brics

La cooptazione di nuovi membri segue una strategia geopolitica ben precisa. Innanzitutto, i Brics rafforzano la loro presenza in tutti i continenti (manca solo quello australiano) e in particolare nell’area mediterranea. Acquistano un ruolo importante nel Golfo dove diventano player importanti grazie a Iran e Arabia Saudita, due Stati che hanno avviato un percorso di riavvicinamento diplomatico. Se Riad e Teheran cooperano dentro i Brics, e con loro anche gli Emirati Arabi Uniti, il potere contrattuale diplomatico sull’area mediorientale è notevole. Si aggiunga la presenza dell’Egitto e si comprende che i Brics possono diventare il player più importante sulla scacchiera del Mediterraneo orientale. Israele, come è noto, ha buoni rapporti con l’Egitto e ha normalizzato le sue relazioni con gli Emirati grazie al piano di Donald Trump. Tel Aviv e Riad stanno anche aprendo reciprocamente la porta per un dialogo. In America Latina i Brics vantano i due Paesi più grandi e più potenti.

De-dollarizzazione e moneta unica

Cosa accomuna tutti questi paesi? La necessità di dipendere meno dal dollaro americano. Per i Brics il commercio internazionale e i mercati finanziari non possono essere governati solo dal dollaro. Occorre una valuta unica per tutti i Brics così da bilanciare il potere della moneta americana. L’esempio è quello dell’euro e di avere un’area valutaria ottimale oltre che una zona di libero scambio di questi paesi. Tuttavia, creare una moneta unica non è impresa facile. Perché servono regole di stabilità che devono essere rispettati. Una sorta di parametri di Maastricht che includono limiti al tasso di inflazione, al deficit e al debito pubblico. Solo per citare alcuni esempi. A Johannesburg i capi di Stato presenti hanno dato mandato ai loro ministri delle finanze e governatori delle banche centrali di preparare una relazione sulle diverse problematiche da discutere nel prossimo vertice.

Un nuovo multilateralismo

La Cina e la Russia sono i più forti sostenitori della necessità di cambiare l’attuale ordine internazionale. Vengono messe in discussione sia le istituzioni nate a Bretton Woods nel 1945 (Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale) sia gli equilibri di forza internazionali. Ciò a cui guardano alcuni Stati è la contrapposizione tra democrazie e autoritarismo. Su questo punto però i Brics presentano una debolezza non da poco che potrebbe far scricchiolare l’impianto. Perché i componenti non sono tutti Stati autocratici. Si pensi al Brasile di Lula o all’India di Nerendra Modi. Dall’altro lato invece c’è un punto di forza. Molti di questi Paesi hanno mantenuto un non posizionamento sulla guerra in Ucraina. Ciò gli permette, a parte la presenza scomoda e soffocante della Russia, di avere un ruolo diplomatico e di mediazione sia nella crisi ucraina come in altre aree critiche del mondo.

Guerra in Ucraina

I Paesi africani hanno presentato a Putin una proposta per cessare il fuoco e avviare i negoziati. Nei colloqui di Mosca c’era anche il Sudafrica di Cyril Ramaphosa, padrone di casa del vertice Brics. Oltre al gruppo africano c’è anche la componente sudamericana che ha mantenuto una posizione di neutralità sulla crisi in Europa orientale. I paesi Brics, inclusi quelli futuri, si sono astenuti durante il voto sulla risoluzione dell’Assemblea generale dell’Onu che condannava l’aggressione russa. Una scelta più dettata dall’opportunità di manifestare la propria neutralità che dall’esigenza di prendere le distanze del conflitto in nome del pacifismo.

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