di Nearco 7
E così la questione iraniana, già condotta ad un punto critico nel 2018 dal ritiro unilaterale degli Stati Uniti (prima amministrazione Trump) dall’accordo per il controllo del nucleare iraniano (sottoscritto insieme a UK, Francia, Russia, Cina, UE) è tragicamente esplosa nella violenta aggressione israelo-statunitense pur in assenza di un concreto “casus belli”.
L’AIEA, unica autorità internazionale imparziale al riguardo, ha infatti genericamente affermato di non poter garantire in assoluto che il nucleare iraniano sia ad uso esclusivamente civile, il che, ovviamente, non equivale ad affermare che l’Iran disponga di armi nucleari né tantomeno che si accinga a farne uso contro taluno.
Com’è noto, e come ha di recente fatto notare il relatore ONU Ben Saul, entrambe tali circostanze, che qui mancano, sono indispensabili per configurare il diritto alla difesa preventiva che è stato quindi abusivamente invocato.
Inoltre, com’è noto, l’aggressione israeliana è andata ben oltre gli impianti nucleari colpendo indiscriminatamente centri abitati ed attuando, come da annosa abitudine, omicidi mirati, massime di scienziati, in nessun modo autorizzati dal diritto di guerra.
E’ pur vero, come si fa osservare, che l’ala più estremista del regime iraniano professa un’ideologia avversa alla stessa esistenza dello Stato d’Israele ma bisogna comunque considerare che l’ideologia di per sé non integra il carattere di pericolo imminente in concreto ed inoltre che l’ala più moderata del regime stesso ha d’altronde dichiarato che, se lo “Stato palestinese” raggiungesse un accordo che legittimasse l’esistenza dello Stato d’Israele, esso sarebbe accettabile anche per l’Iran, il che equivale in sostanza ad adesione al principio “due popoli, due stati”.
D’altra parte come accreditare, a proposito di concretezza ed imminenza del pericolo di attacco nucleare iraniano, le accuse del governo israeliano che, da quando è
dominato dagli estremisti del Likud e dei suoi alleati fondamentalisti, colleziona illegalità, prepotenze, aggressioni (colonizzazione illegale continuata in Cisgiordania responsabile del fallimento del processo di pace israelo-palestinese, annessioni unilaterali illegali: Golan, Gerusalemme Est, fascia cuscinetto ad Est del Golan, fattorie dell’Hermon; carneficina di Gaza, sproporzionata ed ingiustificabile nonostante i condannabili crimini di guerra di Hamas durante l’attacco del 7/10/2023; bombardamenti sulla Siria senza provocazione
in occasione della caduta del governo Baath; violazione unilaterale della tregua in Libano con estesi bombardamenti, per citare i fatti più notevoli)? E come non pensare, a proposito della credibilità dello stesso pretesto sostenuta dagli Stati Uniti, all’attribuzione del possesso di “armi di distruzione di massa” all’Irak come motivazione, poi rivelatasi infondata,della seconda guerra del Golfo (2003)?
Qual è, dunque, verosimilmente, l’autentica motivazione dell’assalto israelo-statunitense all’Iran? Stabilire l’egemonia militare e politica israeliana sull’intero Medio Oriente e, secondariamente (poiché paradossalmente il vettore del complesso dell’operazione sembra essere israeliano), contribuire ad estendere la tendenza egemonica globale statunitense (la cui dinamica sembra purtroppo persistere nonostante le promesse negoziali di Trump), con ciò tendendo ad esautorare le massime istanze internazionali (ONU, Corte dell’Aja,
CPI, Comunità internazionale) e lo stesso Diritto internazionale.
Come possono ora gli stati europei contrastare tale spirale di illegalità, prepotenza e violenza? E’ ormai indispensabile che gli stati europei che si riconoscono in questa diagnosi (e certamente sono numerosi, anche se, altrettanto certamente, non raggiungono né raggiungeranno l’unanimità nell’UE) prendano le distanze dall’aggressione in questione,
adottino severe ed incisive sanzioni economiche e politiche nei confronti dello Stato d’Israele (a partire dal blocco di ogni fornitura militare) finchè un governo di quello stato non cessi da tutti i comportamenti illegali sopra citati e si possa infine riprendere il dialogo verso l’unica soluzione in grado di avviare il Medio Oriente verso la pace e l’equilibrio: “due popoli, due stati,con pari dignità”.